Eva contro Eva (1950), il leggendario dramma di Joseph L. Mankiewicz, è un’esplosione di ego, invidia e manipolazione femminile, tutto condito con un pizzico di ironia che non smette di affascinare. Qui, Bette Davis ci regala una delle sue performance più iconiche nel ruolo di Margo Channing, una diva del teatro che, mentre cerca di mantenere il suo status, si scontra con la giovane e ambiziosa Eva, interpretata dalla glaciale Anne Baxter. Se Eva contro Eva fosse un duello, potremmo definirlo una guerra senza esclusione di colpi, dove la "femminilità" è, senza mezzi termini, un campo di battaglia.
La trama è, in sé, un classico del cinema hollywoodiano: la giovane e insidiosa Eva si insinua nella vita di Margo Channing, una star di Broadway, travestendosi da amica fedele, pur avendo ben chiaro che l'unico obiettivo è rubarle la carriera e l’amore. Ma quello che rende questo film un capolavoro non è tanto la trama, quanto la verità (cruda, scomoda, e incredibilmente affascinante) che ci svela sulle dinamiche femminili: la fragilità e la crudeltà, l’adorazione e l'odio, l’invidia e la solidarietà… tutte le sfumature di un’umanità che si riflettono in un gioco perverso di maschere e apparenze.
Bette Davis, nella sua interpretazione di Margo, è una creatura fantastica, un po’ diva e un po’ donna di mezza età che cerca di fare i conti con l'ineluttabilità del tempo che passa. Margo è un personaggio di grande profondità, ma anche di straordinaria vanità: una donna che si sente il centro del mondo, ma che allo stesso tempo è consumata dalla paura di essere sostituita. È una figura tragica, sì, ma anche comicamente esagerata nei suoi momenti di fragilità, un po' come una tigre che sbrana se stessa mentre cerca di mantenere la sua posizione nel circo del mondo dello spettacolo.
Ed è qui che entra in gioco Eva, il personaggio interpretato da Anne Baxter, che è l’incarnazione della giovane ambiziosa, pronta a tutto pur di arrivare al vertice. Eva è quella che, con un sorriso dolce e una faccia d’angelo, sa esattamente dove pungere per far crollare l’impero di Margo. Eva non è solo una rivale: è un’assassina della personalità, una donna che manipola con la stessa grazia con cui fa volare il suo ventaglio, distruggendo con un colpo di coda tutto ciò che è stato costruito prima di lei.
La vera magia del film, tuttavia, risiede nella sua capacità di rivelare la crudeltà silenziosa che si nasconde dietro la facciata della "gentilezza" femminile. Le donne in Eva contro Eva non sono solo rivali: sono il riflesso delle fragilità l’una dell’altra, pronte a scavarsi la fossa con sorrisi di circostanza. Non è una lotta tra bene e male, ma una guerra tra insicurezze travestite da potere. La violenza psicologica che entrambe le protagoniste si infliggono, tanto sottilmente quanto devastante, è qualcosa che ogni spettatore può percepire, ma difficilmente dimenticare. L’ironia del film sta nel fatto che nessuna delle due, Margo o Eva, esce da questa guerra come "vincitrice". Entrambe sono consumate dalla propria ricerca di conferme, da un incessante bisogno di amore e ammirazione che le rende uguali, nel loro cinismo, nel loro orgoglio ferito.
Il film è pieno di battute memorabili, ma quello che lo rende davvero straordinario è come ci racconta di un mondo in cui le donne sono sempre in competizione tra loro, ma al contempo profondamente fragili, incapaci di fare a meno di quel riconoscimento che solo l'approvazione degli altri può dare. Mankiewicz, con la sua regia impeccabile e il suo dialogo frenetico, non si limita a presentare un duello di donne, ma ci fa vedere la loro debolezza sotto una lente che ci invita a ridere e a riflettere. Ogni risata, ogni battuta sarcastica, è anche un colpo ben assestato all’orgoglio della protagonista, ma anche un invito a guardare al di sotto della superficie.
Eva contro Eva è un film che smaschera le convenzioni sociali e le ipocrisie del mondo dello spettacolo, ma è anche una riflessione sulla condizione femminile e sulla costante lotta per il riconoscimento. Alla fine, entrambe le protagoniste sono "vittime" di un sistema che le riduce a oggetti di desiderio e ammirazione, pronte a essere sacrificate nel momento in cui diventano obsolete. Rossellini e Mankiewicz non ci offrono un messaggio di salvezza: il finale è cinico e, in un certo senso, perfettamente in linea con le dinamiche mostrate per tutto il film.
Non c’è salvezza per Margo, che deve fare i conti con il suo declino, e nemmeno per Eva, che non troverà mai la pace perché la sua ambizione l’ha fatta diventare una macchina senza cuore, incapace di amare se stessa al di là del suo successo. La "vittoria" di Eva non è mai un trionfo. È la constatazione che il gioco della crudeltà femminile non è mai vinto da nessuna parte, che ci si può solo annientare l’un l’altra.
Eva contro Eva è un film che ci mette di fronte a tutte le sfumature più dolorose della femminilità: l’invidia, la competizione, la fragilità nascosta dietro la maschera della perfezione. È uno sguardo ironico e affettuoso sulle debolezze delle donne, ma anche un grido di consapevolezza su come queste fragilità possano trasformarsi in armi mortali. Un film che rimane vivo, che continua a parlare di noi, e che ci fa ridere e riflettere, come solo i grandi capolavori sanno fare.
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