"Parthenope", il film che si prefigge di raccontare la mitica e storica Napoli, sembra essere la perfetta espressione della frase "quando la forma prevale sulla sostanza". È come se qualcuno avesse preso una brochure turistica della città e avesse cercato di trasformarla in un'opera cinematografica, ma con il risultato che il film finisce per sembrare una cartolina animata piuttosto che una storia vera.
Il regista sembra aver pensato che bastasse inserire qualche scena con il golfo di Napoli sullo sfondo e un po' di musica tradizionale per rendere il film "autentico". Non importa che la trama sia inesistente o che i dialoghi sembrino usciti da un manuale di stereotipi, l’importante è che il "mood" sia giusto. Perché, diciamocelo, che cosa importa se i personaggi sono più piatti di una pizza Margherita mal preparata, se c’è il Vesuvio sullo sfondo?
La sceneggiatura, poi, è un vero capolavoro di confusione. Ogni scena sembra una scatola di regali, ma all’interno non c'è nulla di interessante, solo fumo e luci. I personaggi sono così bidimensionali che sarebbe più facile interagire con una statua di San Gennaro. L'interpretazione degli attori? Beh, è difficile dire se siano stati scelti per le loro doti recitative o per la loro capacità di sorridere mentre osservano il mare. Ma, d'altronde, chi ha bisogno di profondità quando si può semplicemente fare un'inquadratura spettacolare?
A proposito di inquadrature, il film è un tripudio di panorami mozzafiato. Peccato che siano lì solo per dare l'illusione di profondità emotiva, come se un paesaggio incantevole potesse compensare la mancanza di una vera trama. Ma, naturalmente, tutto è perfetto, tanto il pubblico sembra disposto a chiudere un occhio su ogni falla narrativa pur di ammirare un altro tramonto su Posillipo.
In conclusione, "Parthenope" è un film che sembra più un esercizio di stile su quanto sia bella Napoli che un tentativo di raccontare una storia interessante. Se il vostro obiettivo è vedere delle bellissime immagini mentre vi addormentate sulla poltrona del cinema, allora questo è il film che fa per voi. Se invece cercate una trama, un po' di emozioni vere o un minimo di coerenza, vi consiglio di dare un’occhiata al prossimo documentario sul caffè napoletano.In conclusione, "Parthenope" è un film che sembra più un esercizio di stile su quanto sia bella Napoli che un tentativo di raccontare una storia interessante. Se il vostro obiettivo è vedere delle bellissime immagini mentre vi addormentate sulla poltrona del cinema, allora questo è il film che fa per voi. Se invece cercate una trama, un po' di emozioni vere o un minimo di coerenza, vi consiglio di dare un’occhiata al prossimo documentario sul caffè napoletano. Almeno lì troverete qualcosa di più interessante di un tramonto.
La protagonista di Parthenope è un perfetto esempio di come il cinema possa trasformare un personaggio potenzialmente interessante in una figura piatta e senza spessore. È come se l'intenzione fosse quella di mostrarci una donna forte e affascinante, ma il risultato è un'incredibile caricatura di stereotipi. Tra una battuta banale e un altro sguardo misterioso, sembra che il suo unico scopo nel film sia accumulare uomini come fossero collezioni di figurine, senza mai davvero approfondire cosa ci sia dietro queste dinamiche superficiali.
La sua figura è trattata con una leggerezza che rasenta la superficialità: il suo fascino non è mai esplorato come una complessità emotiva, ma come un mero strumento per ottenere attenzione maschile. Ogni suo gesto sembra calcolato per suscitare il desiderio, ma mai per instaurare una connessione autentica. È come se il suo personaggio fosse intrappolato in una danza incessante di sorrisi e sguardi, ma senza mai dare l'impressione di essere realmente presente, di vivere qualcosa di profondo o di sincero.
Quello che manca, però, è una vera evoluzione: la protagonista non cambia mai, non cresce, non mostra vulnerabilità o conflitti interiori. Rimane unicamente una pedina nell'intricata partita di seduzione e conquistare, sempre a caccia di nuove emozioni effimere. E, nel frattempo, il film la dipinge come una sorta di femme fatale da manuale, ma senza quel fascino ambiguo che solitamente rende questi personaggi intriganti. Qui, invece, è solo un'ombra, un'icona vuota che non suscita nient'altro che disinteresse.