Se c’è un film che rappresenta il perfetto mix tra commedia brillante, satira sociale e un pizzico di romanticismo travolgente, quello è La costola d’Adamo (1949). Diretto da George Cukor, con una sceneggiatura che è pura magia di dialoghi, il film ha come protagonisti due leggende del cinema: Katherine Hepburn e Spencer Tracy, che non solo sono una delle coppie più iconiche della storia di Hollywood, ma qui sono semplicemente irresistibili. Una lotta tra marito e moglie, tra amore e giustizia, tra genio e follia… e il tutto condito da un’intelligenza acuta che rende il film molto più di una semplice commedia romantica.
La premessa è semplice, ma scivola rapidamente nella genialità: La costola d’Adamo ci racconta di una coppia sposata, la brillante e indomita avvocatessa Amanda Bonner (interpretata dalla grandissima Katherine Hepburn) e il suo adorabile ma un po’ antiquato marito, il procuratore distrettuale Adam Bonner (interpretato da Spencer Tracy). I due sono follemente innamorati, ma quando si trovano a sfidarsi in tribunale – lei difende una donna accusata di omicidio, lui è il procuratore che la accusa – la loro relazione diventa una battaglia legale di alta classe, condita da battibecchi spumeggianti e schermaglie legali che sono vere e proprie dichiarazioni d’amore travestite da dispute giuridiche.
Cosa rende La costola d’Adamo così divertente? Innanzitutto, i due protagonisti. Hepburn e Tracy sono la quintessenza del chemistry sullo schermo: non è solo che si amano, è che si sfidano e si prendono in giro con una verve che fa impallidire persino le migliori battute di Shakespeare. Hepburn, con la sua intelligenza arguta e il suo spirito indomito, è semplicemente perfetta nel ruolo dell’avvocatessa che non ha paura di affrontare il marito in tribunale, ma che al tempo stesso nasconde un cuore tenero sotto l’apparenza di una donna forte e sicura. D’altra parte, Tracy, nel ruolo del marito che ama profondamente ma che, purtroppo, è un po’ più conservatore, è il partner ideale: ha quella qualità di essere "imperfetto", ma sempre adorabile, pronto a farsi travolgere dalle battute taglienti della moglie senza mai perdere il suo charme.
La comicità deriva da una serie di battibecchi brillanti e sequenze quasi surreali in tribunale, ma il film riesce anche a far emergere un tema più serio: Il sessismo della società degli anni '40, e non solo. In realtà, il film si rivela una vera e propria critica al sistema patriarcale dell’epoca, che tendeva a relegare le donne, anche quelle brillanti e capaci come Amanda, in ruoli secondari. La rivalità tra marito e moglie non è solo una questione di personalità contrastanti, ma è anche, in fondo, una riflessione più profonda sulle aspettative di genere e su come la società trattava le donne che cercavano di infrangere i confini tradizionali.
Ma non è solo la critica sociale a dare sapore al film: Cukor riesce a mantenere il tono allegro e vivace, senza mai scadere nel moralismo. Ogni battuta tra i due coniugi è come un duetto teatrale, dove ogni parola è un colpo ben assestato, ma sempre con un sorriso. Le sfide legali sono solo il pretesto per portare avanti un gioco di intelligenza, in cui il pubblico si ritrova a tifare per entrambi i protagonisti, mentre si svela sempre di più la loro profonda complicità e l'affetto che li lega.
La vera bellezza del film, però, sta proprio nel modo in cui Cukor (un maestro nel dirigere commedie sofisticate) sfrutta il dinamismo della coppia per esplorare anche il lato più profondo della loro relazione. Amanda e Adam sono sinceramente innamorati, ma la loro battaglia in tribunale, benché legale e professionale, diventa inevitabilmente un microcosmo della guerra tra i sessi, un duello di egos in cui le regole cambiano continuamente. Ogni volta che Amanda sembra prevalere, Adam riesce a riportarla all'ordine, ma non prima di aver messo in discussione le sue convinzioni – e le nostre.
L’intelligenza del film è che non dà mai soluzioni facili: non dice mai chi ha ragione o torto, ma lascia che siano i protagonisti stessi a risolvere le loro tensioni, con battute taglienti e colpi di scena legali che mettono in luce la parità (o l’assenza di essa) in una relazione. La costola d’Adamo ci ricorda che l'amore, nella sua forma più pura e autentica, non è fatto solo di gesti romantici, ma anche di discussioni, di conflitti, di intese che si formano attraverso il dialogo e il confronto. E chi meglio di Tracy e Hepburn, la coppia più affiatata del cinema, per incarnare questa filosofia?
In definitiva, La costola d’Adamo è un film che rimane nel cuore per la sua brillantezza verbale, per l’energia irresistibile dei suoi protagonisti e per la sua capacità di affrontare un tema serio con un sorriso. È una commedia leggera, ma non superficiale, che ti fa ridere di gusto, ma ti lascia anche con qualche pensiero sulla parità di genere e sullo scontro tra tradizione e modernità. Con una regia impeccabile e una sceneggiatura che è pura magia, è impossibile non amarlo.
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