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sabato 3 settembre 2016
venerdì 2 settembre 2016
mercoledì 31 agosto 2016
Caterina non era una strega. Fu picchiata, torturata e annegata. Caterina non era una strega. Ma gli uomini che la uccisero erano il Diavolo.
La strega di Vallebuja
Una giovane orfana, cresciuta in solitudine e libertà dopo la morte dei genitori, vive in mezzo al bosco in una casa diroccata; ella trascorre così la sua adolescenza,ignorando il mondo e le sue regole, con una sola certezza: essere l'unica sopravvissuta alla terribile pestilenza che ha sterminato la sua famiglia e tutti coloro che conosceva. Questa vita solitaria finisce però all'improvviso: la gente di un vicino villaggio la addita come "la strega". Ed ecco che ella diviene il capro espiatorio, unica colpevole di tutte le sciagure che hanno colpito il paese, la bestia selvaggia, la serva del demonio. Dopo un lungo e tormentato processo per stregoneria, dopo le umiliazioni, le violenze e le torture, la "strega" è condannata a morte. Il 16 febbraio 1642 Caterina Farcigli viene annegata in Arno. Con lei non muore il Male, ma al contrario viene uccisa un'innocente, emblematica testimone, ancora una volta, di come l'odio e l'irrazionalità possano spingere la società "civile" alle scelte più atroci e disumane.
Una giovane orfana, cresciuta in solitudine e libertà dopo la morte dei genitori, vive in mezzo al bosco in una casa diroccata; ella trascorre così la sua adolescenza,ignorando il mondo e le sue regole, con una sola certezza: essere l'unica sopravvissuta alla terribile pestilenza che ha sterminato la sua famiglia e tutti coloro che conosceva. Questa vita solitaria finisce però all'improvviso: la gente di un vicino villaggio la addita come "la strega". Ed ecco che ella diviene il capro espiatorio, unica colpevole di tutte le sciagure che hanno colpito il paese, la bestia selvaggia, la serva del demonio. Dopo un lungo e tormentato processo per stregoneria, dopo le umiliazioni, le violenze e le torture, la "strega" è condannata a morte. Il 16 febbraio 1642 Caterina Farcigli viene annegata in Arno. Con lei non muore il Male, ma al contrario viene uccisa un'innocente, emblematica testimone, ancora una volta, di come l'odio e l'irrazionalità possano spingere la società "civile" alle scelte più atroci e disumane.
Questa frase riassume perfettamente la storia: la giovane Caterina, incredibilmente bella e cresciuta nel folto del bosco, convinta di essere l'unica sopravvissuta al mondo alla peste che le ha portato via la famiglia in giovanissima età, diventa per tutti "la strega", unica colpevole di ogni male del paese. Seguono la tortura e infine la morte, in una tragica storia già troppe volte scritta. Non fatevi ingannare dalla fama di Bianca Pitzorno, autrice considerata generalmente "per bambini": per la tematica e le azioni narrate non è affatto adatto ai piccoli lettori. Ma letto nella prima adolescenza, magari con la compagnia di un genitore, può aiutare a gettare luce su una pagina della nostra storia e società che a scuola generalmente si ignora.
La bellezza assoluta . Cappella Sansevero a Napoli | La Pudicizia (anche detta Pudicizia velata) di Antonio CORRADINI
Dedicata a Cecilia Gaetani dell'Aquila d'Aragona, madre di Raimondo di Sangro, che morì nel dicembre del 1710, meno di un anno dopo la nascita del figlio.
La scultura raffigura una donna completamente coperta da un velo semitrasparente, cinta in vita da una ghirlanda di rose, che ne lascia intravedere le forme ed in particolare i tratti del viso. Essa è considerata il capolavoro del Corradini (già autore in passato di altre figure velate), del quale è elogiata l'abilità nel modellare il velo che aderisce con naturalezza al corpo della donna.
La composizione è carica di significati: la lapide spezzata sulla quale la figura appoggia il braccio sinistro, lo sguardo come perso nel vuoto e l'albero della vita che nasce dal marmo ai piedi della statua simboleggiano la morte prematura della principessa Cecilia. Il tema della vita e della morte è ripreso dal bassorilievo del pilastro su cui poggia la statua, raffigurante l'episodio biblico conosciuto come Noli me tangere, nel quale Gesù risorto dice alla Maddalena di non cercare di trattenerlo nel mondo dei vivi.
martedì 30 agosto 2016
Sto femminismo ha rotto le palle. p.s. (vediamo a quanti faccio girare le scatole con eritemi annessi alla buonanotte)
Chi l’avrebbe mai detto? In libreria c’è una bella sorpresa. Insomma, il romanzo più maschilista l’ha scritto la femminista Elena Stancanelli, firma di Repubblica, come la Concita, e sodale di scrittrici femministe come la stregata Nicola Lagioia e la socialmente impegnata Christian Raimo, quest’ultima sorella sensibile della crudele femme fatale Veronica Raimo. È intitolato La femmina nuda, pubblicato da La Nave di Teseo, della femminista Elisabetta Sgarbi sorella del maschilista Vittorio Sgarbi, un meraviglioso cortocircuito, un piccolo capolavoro sessista già nelle premesse.
La storia è semplice semplice che più semplice si muore, o almeno ci si ammala di noia: una certa Anna viene tradita da Davide, lo scopre, e inizia un monologo, un flusso mestruale di coscienza lungo centocinquanta pagine. Elena Stancanelli, che chiamo confidenzialmente la Stanca, nella narrazione non si stanca mai, si stanca solo il lettore, anche perché non ha la scrittura di Gilda Policastro (di cui, parlando di scrittrici, consiglio il suo bellissimo Cella, dove c’è sempre una donna e un amore ma siamo su altri livelli letterari, Marsilio poteva portare lei allo Strega anziché Annalisa De Simone, altra lagna). La Stanca racconta di questa smandrappata sull’orlo di una crisi di nervi che parla, parla, parla, e induce solidarietà nel maschio che l’avrà pure tradita, però lascialo in pace. Macché, impossibile, gli si attacca ancora di più, lo pedina, gli controlla Facebook, Whatsapp, le mail (conosce tutte le password), perfino gli spostamenti grazie a un’app installatagli a tradimento nell’Iphone. Sarebbe pure divertente se fosse più monocorde di un violino senza corde, se lo avesse scritto Sophie Kinsella.
Tenete presente che questa Anna neppure crede nella fedeltà, e tantomeno è fedele. «I miei tradimenti e i tuoi sono molto diversi, cercavo di spiegargli». Ah, gli alibi femminili! Davide giustamente non capisce. «Io sì. Io separavo i due mondi. I miei tradimenti stavano in una zona che non entrava mai in contatto con la nostra vita, la mia e di Davide. Se lui non avesse frugato non si sarebbe accorto di niente. È questa la coppia». Bella coppia, e bella stronza. Cioè, lei lo tradisce di nascosto e è leale, lui lo fa alla luce del sole e è sleale. Senza bisogno di scriverci un romanzo, bastava un tweet.
Alla fine l’invasata logorroica aggredisce pure la povera amante, slogandole il braccio, e a questo punto è giustificato pure il femminicidio, o quantomeno l’arresto. Tra l’altro questa Anna scopa a destra e sinistra provando disprezzo per gli uomini che vanno con una sciatta e depressa e puzzolente come lei (qui ha ragione) e dichiara: «La mia strategia, se la si può chiamare così, è uccidere. Uccido la me che ero e rinasco un’altra donna. Non è la stessa Anna che passa da una relazione all’altra. Un’Anna muore col suo vecchio amore, e un’Anna nuova nasce». È come la seconda generazione dei Terminator, si riforma sempre, come le femministe.
Corrado Augias - Processo a Giulio Cesare
«Se si vuole è un enigma anche l'omicidio di Giulio Cesare. Nella congiura contro di lui sono presenti tutte le componenti di un complotto politico, ma ci si chiede: qual era la principale? Cesare era un dittatore "democratico", ma un dittatore può essere democratico? Poi c'è l'enigma di Bruto: era un uomo votato alla libertà, oppure un ambizioso, o solo uno stupido, come lo definì Cicerone che disse "i congiurati hanno agito con coraggio da leoni, ma cervello da bambini", nel senso che non calcolarono bene le conseguenze della loro azione? E poi Cleopatra - aggiunge - era una bambola da letto oppure un’astuta regina che voleva sfruttare la situazione? E con lei Cesare si fece travolgere dalla passione o voleva solo tenersi buono l'Egitto, granaio di Roma? Una vicenda che, da qualunque parte la guardi, non finisce di inquietare: materia adatta al teatro e che al teatro può ridare mordente».
(dalle note di regia di Corrado Augias)
INFO
Castel Sant’Angelo, Lungotevere Castello 50 (Roma)
Orario spettacolo 21.00
Informazioni e acquisto telefonico +39 0632810410
Le uniche catene che ha l'amore sono gli abbracci...
Benvenuti a tutti nel mio mondo fatto di pensieri e parole.
lunedì 29 agosto 2016
Una scelta che sia giusta o sbagliata è e resta una scelta. Dal momento in cui la fai te ne assumi la piena responsabilità sia nel bene che nel male. Puoi fare la scelta sbagliata e accettare che da quella scelta non ci sia ritorno. Puoi fare la scelta giusta ed essere felice di aver saputo valutare la situazione. Poi ci sono le scelte non volute, quelle che arrivano di "conseguenza" a degli atteggiamenti, gesti e mancanze. Ecco, quelle sono le scelte più difficili, quelle che non avresti mai voluto fare. Il lato peggiore di tali scelte è il sentirsi dire dopo: "Sei tu che hai scelto"! Li trovi la più limpida dimostrazione di chi non solo manca di intelligenza, ma non ha nemmeno appreso di essersi comportato di merda e soprattutto non ha nemmeno recepito il male che ti ha fatto.
"Quando la musica finisce, raccogli la pistola e cerca di sparare.....cerca" - Per qualche dollaro in più -
Quasi sempre nella vita è così. Buongiorno.
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