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mercoledì 11 dicembre 2024

FRAMMENTI

 L'inverno era entrato nelle ossa prima ancora di raggiungere la casa. Ricordo quel pomeriggio come una cartolina in bianco e nero, dove i contorni sfumavano nell'indefinito grigio del freddo.

Mio nonno sedeva accanto al camino, più immobile di una statua. Non c'era calore nelle fiamme, solo un tentativo disperato di trattenere un po' di vita. Le sue mani, grandi e screpolate, sembravano essere diventate parte del legno della poltrona - ruvide, resistenti, quasi fossero radicate là da sempre.

Fuori, la neve cancellava ogni confine. Alberi spogli, campi deserti, un orizzonte che si perdeva in una trama uniforme di bianco e cenere. Il silenzio era così denso che si poteva quasi toccare, un silenzio che raccontava storie di solitudini antiche, di inverni che divorano gli anni.

Non servivano parole tra noi. Il freddo aveva già detto tutto. Ogni respiro era un piccolo segno di resistenza, ogni movimento un atto di sfida contro l'immobilità che il gelo suggerirebbe.

Ricordo il suono dei suoi respiri, quel ritmo lento e stanco che sembrava negoziare con il tempo. Non c'era malinconia in quello sguardo, solo una consapevolezza profonda: essere parte di un paesaggio che ti assorbe, che ti modella, che ti racconta.

La stufa grugniva ogni tanto, come un animale ferito. Un ultimo tentativo di richiamare un calore ormai perduto. E noi là, suoi e miei, parte di quel quadro immobile, testimoni silenziosi di un inverno che non finiva mai.




Il Coraggio di Essere Fragili

 Nella vastità silenziosa delle nostre esistenze, scopriamo spesso che la vera forza non risiede nella durezza, ma nella capacità di riconoscere la nostra vulnerabilità.

Essere fragili non è debolezza, ma il più profondo atto di coraggio umano. È come tenere tra le mani un cristallo prezioso e trasparente, consapevoli che ogni nostro movimento può frangerlo, eppure scegliendo comunque di stringerlo.

Penso alle cicatrici che ognuno porta - non come segni di sconfitta, ma come mappe di resilienza. Ogni ferita racconta una storia di resistenza, di rinascita. Sono i momenti in cui abbiamo toccato il nostro limite e poi scoperto che quel limite era solo un'illusione.

La vera connessione umana nasce proprio là dove osiamo mostrarci così come siamo: imperfetti, incompiuti, in continua trasformazione. Non serve mascherare le nostre fragilità, serve accoglierle con tenerezza, come si accoglie un bambino che ha paura del buio.

C'è una bellezza struggente nel permettersi di non essere sempre forti. Nel concedersi di cadere, di non capire, di sentirsi persi. Perché è in quegli spazi di apparente debolezza che germogliano i semi della più autentica trasformazione.

La vita non è una corsa verso la perfezione, ma un viaggio di accettazione. Accettazione di noi stessi, dei nostri limiti, delle nostre ombre e delle nostre luci.

Oggi scelgo di essere gentile con me stesso. Scelgo di guardare le mie ferite non come punti di rottura, ma come opportunità di ricomposizione. Scelgo la vulnerabilità come un ponte verso una connessione più profonda con me stesso e con gli altri.

Perché alla fine, la vera forza non sta nel non cadere mai, ma nel rialzarsi ogni volta, con la consapevolezza che ogni caduta è un insegnamento, ogni cicatrice un racconto di rinascita.





Auguri di Natale: Un Abbraccio di Speranza e Umanità

A Babaioba

 A te, che affronti la vita con una logica implacabile e una mente sempre pronta a sfidare ogni certezza, sei stata una sfida per queste pagine. La tua ricerca di verità, sempre argomentata e razionale, mi ha spinto a cercare una visione che potesse andare oltre le parole, alla ricerca di un'umanità che, pur senza dogmi, possa toccare il cuore. In te ho trovato anche una tenerezza che, pur nella forza del tuo pensiero, sa riconoscere quella rara bellezza che va oltre la spiegazione.
Babaioba ti presento Maria, sono sicura che vi piacerete subito.
 




Care anime in cammino,

Mentre il mondo si ammanta di luci e di festività, mi fermo. Un istante di silenzio. Un respiro profondo nell'intimo del Natale.

Quest'anno, la parola "pace" non risuona come un facile augurio, ma come una domanda complessa che abita nei nostri cuori. Cosa significa veramente la pace? Non solo l'assenza di conflitto, ma la presenza di comprensione. Non un'idea astratta, ma un sentimento che si costruisce nelle piccole, invisibili connessioni umane.

Guardo le lucine dell'albero e penso alle ombre che tutti portiamo dentro. Le nostre fragilità, i nostri dubbi, le ferite non ancora guarite. Il Natale non è negazione del dolore, ma spazio di trasformazione. È il momento in cui accettiamo che la luce nasce proprio accanto all'oscurità, non contro di essa.

Mi chiedo: cosa abbiamo imparato quest'anno? Quali parti di noi hanno sofferto, e quali si sono invece rinnovate? Ogni ciclo che si chiude porta semi di saggezza, se sappiamo ascoltare.

La vera nascita non è solo quella raccontata dalle tradizioni, ma quella che avviene dentro di noi. Ogni volta che decidiamo di essere gentili quando sarebbe più facile essere feriti. Ogni volta che scegliamo la compassione invece del giudizio.

Auguro non felicità, ma consapevolezza. Non pace esteriore, ma pace interiore. Un viaggio dentro noi stessi che sia coraggioso e tenero insieme.

Che questo Natale sia un respiro profondo nell'anima del mondo.

Con riflessiva tenerezza.

FRANCESCA


 

MARIA , L'AMORE SILENZIOSO