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venerdì 5 agosto 2016

«Scendere agli Inferi è facile: la porta di Dite è aperta notte e giorno; ma risalire i gradini e tornare a vedere il cielo, qui l’opera, qui la vera fatica». Virgilio, “Eneide”.




dedicato a me



Lei è Ava e ha 3.700 anni, com’era il volto delle donne dell’età del bronzo .....

Gli esperti forensi hanno ricostruito il volto di Ava, una donna vissuta 3.700 anni fa durante l'età del bronzo, ed ecco come appariva.

Capelli ramati, occhi azzurri, carnagione chiara: lei è Ava, la donna che visse 3.700 anni fa sulla Terra durante quella che conosciamo come età del bronzo. L'immagine che vediamo è una ricostruzione realizzata dagli esperti forensi scozzesi in seguito al ritrovamento di ossa presso il sito megalitico Achavanich, da cui l'abbreviazione Ava. Secondo le analisi effettuate, la donna sarebbe appartenuta alla “Beaker culture”, specializzata nella lavorazione dei metalli e delle ceramiche.

I resti di Ava sono stati ritrovati nel lontano 1987 quando i ricercatori hanno trovato il cranio e altre ossa in un pozzo scavato nella roccia in cui erano presenti anche alcuni vasi e reperti archeologici. Si tratta di una scoperta particolare, di solito le tombe della cultura Beaker si trovano infatti nel terreno e sono segnate da pile di rocce chiamate cairn. Il dubbio è che Ava potesse essere particolarmente importante per la comunità del tempo e per lei sia dunque stata pensata una diversa tipologia di sepoltura, questo però, come dice la stessa Maya Hoole a capo del progetto “forse non lo sapremo mai”.

Responsabile della ricostruzione è Hew Morrison che, dopo un lungo lavoro di calcolo delle proporzioni facciali, è riuscito a consegnarci questa immagine di Ava che si presuppone potesse avere dai 18 ai 22 anni e la cui morte non è ancora stata chiarita. La donna sembra caratterizzata da una lieve brachicefalia e il cranio si direbbe essere stato modificato volontariamente da chi l'ha seppellita. Come mai? Non si sa, molte sono le usanze di quel periodo storico, soprattutto in caso di morte, che ancora non sono state chiarite, e questa potrebbe essere una.

Quanto al resto del corpo, considerando le ossa ritrovate, si pensa potesse essere alta circa 1.67 metri, come la media delle donne moderne.
[Foto copertina di Hew Morrison]


http://scienze.fanpage.it/

Se niente ci salva dalla morte, che almeno l'amore ci salvi dalla vita. Pablo Neruda

 buon pomeriggio

lunedì 1 agosto 2016

Lughnasad

I Celti solevano contraddistinguere l'anno a mezzo di due tipi di croci, che simboleggiavano i cicli solari e lunari. Il ciclo solare era associato ad una croce a bracci ortogonali e simmetrici, mentre al ciclo lunare veniva associata la tipica Croce di Sant'Andrea. Le festività solari erano connaturate allo scorrere delle stagioni: solstizio d'inverno (22 Dicembre), equinozio di primavera (21 marzo), solstizio d'estate (21 giugno) e infine equinozio d'autunno (23 settembre). Le quattro festività lunari erano, invece, legate al mondo bucolico e pastorale. Beltaine, festa di primavera con ricorrenza a fine aprile, inizio maggio. Imbolc od Oimelc, ad inizio febbraio, connessa all'allattamento delle pecore.

Lughnasad, festa d'estate celebrata il primo giorno d'agosto, una festa di ringraziamento per il raccolto che viene chiamata anche "Festa del Grano".
"Lughnasad" (che troviamo scritto anche come "Lughnasadh" o "Lughnasa", e in Irlandese moderno "Lùnasa", il nome gaelico del mese di Agosto) è una festività che la tradizione celebra indicativamente il primo giorno di Agosto. Nei paesi celtici del Nord Europa questo è il periodo del raccolto dei cereali; In tali zone, infatti, la maturazione avveniva più tardi. Lughnasad era una delle quattro feste principali della religione celtica, l'ultima grande festività del calendario, e il suo nome significa "commemorazione o assemblea di Lugh". Secondo la mitologia celtica Lugh era il dio del Sole, e veniva anche chiamato con gli attributi onorifici di Lamfada, "dio dal Lungo Braccio" (una rappresentazione del raggio solare) e Samildànach, "dio dalle molte arti". Venerato poichè abile in ogni arte conosciuta, di cui è anche divino ispiratore, in questa particolare festa era celebrato come distributore di ricchezze. Per i popoli antichi queste ricchezze erano cibo per tutti, il "pane quotidiano".



Cosa sostiene energeticamente questa festa:
-un profondo benessere psicofisico e una grande carica di energia vitale
-abbondanza e prosperità in ogni settore della vita soprattutto legati al materiale
-serenità e fiducia
-la forza e la determinazione di interrompere relazioni o frequentazioni che non hanno sbocchi o positività
-una grande purificazione e protezione in ogni settore dell’esistenza.
Ecco come Lughnasadh è simbolicamente la festa della trasformazione e della rinascita all’interno di un’unica legge naturale.

Credi che l'amore sia semplice? Credi che il cuore sia come un diagramma? Tu non hai mai visto un cuore, è come un pugno avvolto nel sangue.



Sedersi davanti alla vita serve, eccome. Lasciare libero il passaggio alla paura. Guardarla dal profilo meno ostile e più severo del coraggio. Intrappolarla infine dentro a una carezza.




Buon compleanno a Giancarlo Giannini

Una sconfitta vale la vita

Decebalo fu un sovrano della Dacia (85 – 106).
Nell'88, il governatore della Mesia superiore, Tettio Giuliano, riuscì a sconfiggere Decebalo nel suo stesso territorio, in una nuova battaglia a Tape (la seconda, vicino all'odierna Bucova). Impegnato però contro la rivolta di Lucio Antonio Saturnino e preoccupato dalla nuova minaccia rappresentata per la provincia di Pannonia dalle tribù germaniche dei iazigi, quadi e marcomanni, Domiziano stipulò la pace con Decebalo, che non solo mantenne tutte le sue terre, ma ottenne anche una specie di sussidio in denaro, accettando però in cambio di diventare re-cliente romano.


Le cose rimasero così fino al regno dell'imperatore Traiano,
che nel 101 invase la Dacia, insieme al generale Lusio Quieto, deciso a chiudere la partita con Decebalo. I romani ottennero una nuova vittoria nella terza battaglia di Tape. Nel 102 le armate romane ottenero una vittoria decisiva nei pressi di Sarmizegetusa Regia. Decebalo si arrese e ottenne di mantenere le sue terre, ma Traiano distrusse alcune importanti roccaforte nemiche, lasciando invece delle guarnigioni romane in quelle risparmiate. Decebalo fu anche costretto a limitare i suoi armamenti. Era una situazione umiliante per il sovrano dacico, che dopo due anni attaccò le guarnigioni nemiche presenti nel suo regno, invadendo di nuovo la Mesia nel 105. La risposta di Traiano fu immediata: in quello stesso anno irruppe ancora in Dacia, sconfiggendo pesantemente Decebalo nei pressi di Sarmizegetusa. Il re dacico si uccise tagliandosi la gola con un pugnale ricurvo. Secondo lo storico Cassio Dione, la sua testa fu esibita come trofeo ai soldati e poi inviata a Roma per essere portata nel trionfo di Traiano.
La Dacia divenne provincia romana e fu popolata con un altissimo numero di coloni romani: a Sarmizegethusa fu fondata la colonia Ulpia Traiana. La nuova provincia si estendeva però solo fino all'altopiano dell'odierna Transilvania, mentre le steppe ad ovest ed est furono semplicemente presidiate da delle guarnigioni.
Lo storico romano Cassio Dione descrive Decebalo come un abilissimo capo militare, esperto d'imboscate e maestro di scontri campali, astuto e pericoloso. Ed è proprio così che viene rappresentato sulla Colonna di Traiano, in cui è fisicamente raffigurato come un uomo di statura media, con folta barba che si congiunge coi baffi e capelli corti. Gli zigomi sono pronunciati e il naso ha larghe narici. La bocca grande e le labbra carnose: Le sopracciglia sono folte, arcuate e ben marcate.