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mercoledì 22 luglio 2015
martedì 21 luglio 2015
PALTALK ITALIA OVVERO LA COLONIA 4711
Sento l'odore appena entro,anche se ormai e' sera...in un primo tempo non mi ero resa conto di cosa fosse, poi oggi l'illuminazione : e' lei! La colonia di mia nonna, ma sì la famosissima 4711. Sicuramente famosa, ma non esattamente giovanile. Ma anche l'eta' anagrafica forse non c'entra nulla, eppure era proprio lei,anche stasera. Forse c'è anche un retrogusto,si fa per dire, di borotalco....sapete quel velo che le persone di una certa eta' si fanno delicatamente spolverare sui polpacci dopo le abluzioni per far scivolare meglio le calze elastiche? Pero' ad una certa ora , per questioni naturali e fisiologiche , tenere direi anche, il tutto si fonde perfettamente con l'odore di frutta appassita, un po'ammaccata, dolciastro, pungente, in un insieme non gradevole. Ascolto, e più sento più l'odore si fa intenso, annuso, arriccio il naso e poi solo una carezza come alla mia nonnina. Mi spiace per voi.....clik....
lunedì 20 luglio 2015
BORSELLINO era un Magistrato che aveva alcune caratteristiche che lo rendevano “altamente pericoloso” alla sinistra comunista degli anni ’90
Innanzi tutto Borsellino ( come anche il Generale Mario Mori , come il Generale De Donno) sapeva “ ogni cosa” sull’inchiesta denominata “ Mafia e Appalti”, sul dossier dei Ros che svelava i rapporti e le profonde collusioni fra la politica della sinistra comunista e la mafia corleonese , una inchiesta giudiziaria che tanto premeva a Falcone ed a Borsellino e che era, invece, profondamente ed astiosamente avversata, sfacciatamente invisa alla Procura di Palermo, a quella dei Pignatone, dei Giammanco, dei Lo Forte, degli Aliquò, degli Ingroia, dei Scarpinato, tanto che la stessa Procura, in un primo tempo e prima che Falcone e Borsellino venissero trucidati ,“ sabotò”, senza mezzi termini, quell’inchiesta. La “ sabotò” incriminando solo tre o quattro “ pesci piccoli” fra i quaranta e passa politici , imprenditori e mafiosi che il dossier dei Ros dimostrava collusi ai danni dello Stato fra le proteste di Falcone e di Borsellino e con una tecnica sabotatrice assai singolare ed usata solo quella volta in tutto il mondo.
E’ noto che quando si consegna all’indagato l’avviso di inizio della azione penale nei suoi confronti per i reati ad esso ascritti si allegano anche alcuni “ stralci” degli atti di indagine , coperte tutte dal segreto istruttorio,che riguardano strettamente solo ed esclusivamente l’indagato. Invece con la comunicazione del rinvio a giudizio di quei due o tre “ pescetti piccoli”, la “ Procura dei veleni”, cioè quella di Palermo, allegò tutto il dossier dei Ros. In tal modo tutte la mafia e tutti i politici collusi vennero a conoscenza di quello che la Magistratura aveva in mano e si potette così per tempo organizzarsi per fare sparire quello che scottava. Ovviamente con i mezzi mafiosi ben noti a chi vive in Sicilia.
Così, una volta che una “amica mano mafiosa” aveva tolto di mezzo sia Falcone prima che Borsellino poi, ecco che la Procura in fretta e furia provvede a decidere di archiviare in via definitiva quella inchiesta. E lo fa usando un giorno, il 15 agosto 1992, notoriamente dedicato al lavoro nei pubblici uffici: è infatti di quel giorno la decisione del Gip di Palermo che, inappellata ovviamente, mette la pietra tombale sopra quella inchiesta che avrebbe fatto esplodere la politica comunista collusa con la mafia.
Avendo così “ tranquillizzato” e “ rassicurato” sia la “ politica collusa” che la mafia corleonese che nessuno altro avrebbe potuto mettere le mani su quell’inchiesta e che tutto sarebbe stato fatto passare sotto silenzio grazie al controllo della stampa e dell’informazione amica ed asservita, il triunvirato comunista “Violante – Pecchioli – Caselli”, che aveva “ okkupato” ( il Pci non aveva nessuna “maggioranza politica” in Parlamento, ma ottenne tutto quello che chiedeva da una politica intimidita e ricattata) tutte le casematte giudiziarie possibili ed immaginabili ( Violante era addirittura diventato il Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia ) , potette perfezionare la strategia di quella complessa operazione di mistificazione storica : inviò a dirigere la Procura di Palermo, il 15 gennaio 1993, proprio Gian Carlo Caselli. Il quale, una volta preso il posto del precedente Presidente Giammanco, sviò ogni attenzione pubblica sul processo ad Andreotti cercando di far dimenticare il sabotaggio della sua Procura dell’inchiesta che tanto stava a cuore a Falcone d a Borsellino.
http://www.imolaoggi.it/2015/07/19/ennesimo-vilipendio-al-cadavere-di-paolo-borsellino/
di Gaetano Immé
Cerco le rarità. Cosa me ne faccio di una quotidiana bellezza? Voglio che le cose mi sorprendano, mi lascino senza fiato. Voglio il difetto che rende uniche le cose. L'unicità degli imperfetti.
La donna vera si differenzia dalla massa perché è pura…
perché prima di amare qualcun’altro avrà imparato ad amare se stessa.
La vera donna trasmette dolcezza e fragilità ma dentro è solida e imponente.
La vera donna non ama stupire la folla, ma l’uomo che ama.
La vera donna ama il pudore solo in pubblico; è discreta ma tenace.
La vera donna non aspetta il destino, ma lo attrae a sé.
La vera donna non si concede, si dona senza perdersi.
perché prima di amare qualcun’altro avrà imparato ad amare se stessa.
La vera donna trasmette dolcezza e fragilità ma dentro è solida e imponente.
La vera donna non ama stupire la folla, ma l’uomo che ama.
La vera donna ama il pudore solo in pubblico; è discreta ma tenace.
La vera donna non aspetta il destino, ma lo attrae a sé.
La vera donna non si concede, si dona senza perdersi.
domenica 19 luglio 2015
Il 10 marzo 2009, davanti alla Corte d'assise di Firenze che lo stava processando per la fallita strage del novembre 1993 allo stadio Olimpico di Roma, il boss dei boss di Cosa Nostra, Totò Riina, ha reso una deposizione che contiene in realtà 'strani messaggi' che potrebbero interessare i protagonisti occulti della stagione delle bombe e delle stragi di Firenze Roma e Milano, e della stessa trattativa Stato-Mafia. ''Signor presidente, la verità è che io forse allo Stato servo per parafulmine, perché tutto quello che succede in Italia... si imputa a Riina... Riina sta bene per tutte le pietanze, per tutte le processe che si vengono fatte a Riina o ai compagni di Riina. Quindi che cosa succede? Parlo di questa situazione qua di Firenze, ma se io sono lì (isolato in carcere ndr) che non ho contatti con nessuno, a chi lo mandai a dire, come lo mandai a dire, come sono ideatore, come lo ideai?'' Riina parla anche della strage di Capaci e fa riferimento ad un misterioso ''aereo nel cielo nel mentre che scoppiava la bomba. Questo aereo non si può trovare di chi è, allora quindi si condanna Riina''. Poi parla anche della strage di via D'Amelio che costò la vita a Paolo Borsellino ed agli agenti della sua scorta: ''Lì sul monte Pellegrino c'è l'hotel, e nell'hotel ci sono i servizi segreti e quando succede che scoppia la bomba i servizi segreti scompaiono, però non vengono mai citati perché si condanna a Riina, perché l'Italia così è combinata...''. Con chiaro riferimento al castello Utveggio, sul monte Pellegrino, che all'epoca della strage ospitava una sede del Cerisde, una filiale coperta del Sisde, che però ha sempre negato che vi lavorassero uomini dei servizi sotto copertura. ''Cioè quando Scalfaro dice ''io non ci sto'', io devo dire, Signor Presidente, ''io non ci sto!'' a queste condanne così. Queste sono condanne di Stato, fatte a tavolino. Non sono condanne perché si cerca la verità, perché io ho commesso questo delitto o ho fatto commettere questo delitto'': si lamenta Totò Riina. Nella sua deposizione 'il capo dei capi' parla anche di Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo Vito, notando che: ''non è stato mai citato, mai sentito'', eppure ''era in contatto con il colonnello dei carabinieri e l'allievo di quelli che mi hanno arrestato... Perché questo Ciancimino che collaborava con 'sto colonnello non ci viene a dire il perché cinque, sei giorni prima l'onorevole Mancino (allora ministro dell'Interno, ndr) ci dice ''Riina in questi giorni viene arrestato'': ma a Mancino chi ce lo disse, cinque giorni prima che io venissi arrestato? E allora ci sono dei signori che mi ha venduto? Allora cercare la verità non è che significa commettere delitti, la verità sta bene a tutti, Signor Presidente, può stare pure bene a me, ma perché mi si deve condannare per le cose che io non so, che io non ho commesso e che io non ho fatto? Io, Signor Presidente, ringrazio a lei e alla Corte per avermi sentito, però mi sento la persona additato per dire: ''tu sei il parafulmine dell'Italia! Tu devi pagare il conto di tutti!'' .
non s'impara e non s'insegna
il piacere dei sensi non consiste in un atto unico. La sensualità può rivelarsi in ogni gesto, nel modo di accendere una sigaretta, di sbucciare una mela. Il piacere non è un’azione, ma uno stato diffuso e continuo: un modo particolare di vedere le cose, che si acquisisce alla nascita,non s'impara e si perde solo quando si muore.
"per tutti"
Sono una di quelle donne che i complimenti li riserva solo a chi deve. Non li spreco e non li regalo ovunque e a chiunque. Sono una di quelle donne che i complimenti li vuole solo da chi decide lei. Al primo per educazione ringrazio, al secondo non rispondo, ma al terzo ti "evito".Odio quelle persone che ridacchiano con suoni infantili per un complimento. È facilissimo essere donne solo dentro un bel vestito, sculettando sopra un bel paio di tacchi, se poi fai della tua "facciata" esteriore il tuo solo punto di forza. Donne lo si è nel modo di porsi, nella gestione delle persone che si hanno attorno. Si è donne quando si sceglie a chi donarsi e si è donne quando si mette a "cuccia" chi diritti non ne ha. Odio quelle persone, uomini o donne che siano, che hanno sempre una parola "mielosa" per tutti per il terrore di non essere valutati. Chi se ne frega di essere per tutti. Non si deve essere "per tutti, anche nelle parole.
fra
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