Sono così, on/off, accesa o spenta, dentro o fuori e quando pratico le mezze misure, quelle rare volte, lo faccio più per necessità dolorosa che per virtù. Posso annullarmi sino a scomparire , sono abituata ad esser anche trasparente. Odio l’idea del dolore e pur di non farlo sentire, preferisco sentirlo su di me, odio l’idea di poter far male .Posso rimanere in un finto silenzio per lungo tempo, ma questo non ha mai impedito agli stolti di fa finta di non accorgesene. Ho la soglia del dolore alta ormai, col tempo è cresciuta, insieme a me. Indosso accenti e apostrofi, parole e silenzi come fossero perline colorate e ne faccio collane, infilandole con cura una ad una, sempre attenta agli accostamenti cromatici e di forma, alla consistenza, al peso, alle dimensioni. E’ così che mi piace ed è così che mi piaccio. Sono la mia fatica emotiva, i miei graffi , i morsi sulle labbra, ironica e leggera… vera… .
Lotto contro la forza di gravità che mi tiene ancorata a terra e nel farlo accade che mi tiri addosso gli sguardi indispettiti, arrabbiati ed interrogativi della gente. Mi faccio scalfire da una piuma , ma so giocare con la lama del coltello; volo a pelo d’acqua, ma non resto in superficie. Una parte scende sempre in profondità e scava tra acque scure e melmose, quasi fosse una missione, mentre l’altra, col naso in su, resta a guardare il cielo e respira, sognand
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