C’è una categoria di persone che ti acolta......
E poi parla. Parla tanto. Sempre di te.
Non per capire, ma per ridurre.
Perché riconoscerti significherebbe ammettere una mancanza interna che fa troppo rumore.
La cosa interessante è che chi sminuisce raramente lo fa per ciò che sei davvero, ma per ciò che rappresenti: uno specchio.
E gli specchi non offendono, mostrano.
Il problema è che non tutti sono pronti a guardarsi senza filtri.
Così nasce il bisogno di ridicolizzare, di distorcere, di raccontare una versione di te che sia più digeribile del confronto con sé stessi.
Non è cattiveria: è autodifesa psicologica.
È il tentativo maldestro di ristabilire una gerarchia che esiste solo nella loro testa.
Chi parla male di te non sta costruendo una verità: sta gestendo una frattura.
Una frattura tra ciò che vorrebbe essere e ciò che vede quando ti "incontra".
E allora ti riduce, ti etichetta, ti banalizza.
Per sentirsi, per un istante, meno piccolo.
La parte più ironica?
Nel tentativo di sminuirti, rendono evidente esattamente ciò che cercano di nascondere: insicurezza, confronto costante, bisogno di validazione.
Tu non devi difenderti.
Non devi spiegarti.
Chi ti comprende non ha bisogno di voci di sottofondo.
E chi ti scredita lo fa perché la tua semplice esistenza mette in crisi la sua narrativa personale.
Continua a essere ciò che sei.
Lascia che parlino.
Alcune persone non hanno altro modo per sentirsi presenti se non nominando chi le supera.
Silenziosamente, li hai già superati.
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