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sabato 9 agosto 2025

Un film immortale, dimenticato troppo spesso: Uno sguardo dal ponte (1962)

 Uno sguardo dal ponte (A View from the Bridge), film tratto dall’omonima opera teatrale di Arthur Miller.

Diretto da Sidney Lumet nella versione americana a teatro, ma portato sullo schermo da Sidney Lumet (1955) e poi da Sidney Lumet e Peter Brook . Il film è del 1962 con Raf Vallone, diretto da Sidney Lumet nella versione teatrale a Broadway eD è Sidney Lumet stesso a firmare la regia cinematografica francese/italiana.

Raf Vallone ne fu protagonista sia a teatro che al cinema , un ruolo simbolico della sua carriera.

Vallone è Eddie Carbone, un uomo lacerato tra amore, onore e gelosia. Immigrato italiano a New York, vive un dramma interiore che esplode nella tragedia.
Un personaggio profondamente umano, che Raf interpreta con potenza trattenuta e cruda sincerità.

C’è un cinema che non urla, ma scava. Che parla di ossessioni, silenzi, desideri repressi e confini (morali, culturali, emotivi).
Uno sguardo dal ponte è uno di quei film.  Sullo sfondo: Brooklyn, l’immigrazione, la legge non scritta dell’onore, e la fragilità dell’identità maschile messa alla prova.

C’è una ferita che non si vede, ma che brucia. È quella che consuma Eddie Carbone. 

Lacerato tra affetto e desiderio, Eddie ama la giovane nipote Catherine in un modo che non riesce a nominare. Non può, non deve. Ma il sentimento cresce, si contorce, si traveste da protezione, da gelosia, da giustizia.
E lo divora.

Eddie non è un mostro: è un uomo comune, colto in fallo da qualcosa che non sa gestire.
Il suo sguardo sulla nipote è quello di un adulto incapace di accettare il passaggio del tempo, il distacco, l'autonomia di chi cresce e l'attrazione di chi resta a guardare.

Intorno a lui, l'onore, le leggi non scritte della comunità italoamericana, la fatica dell’emigrazione, la mascolinità ferita.
Ma dentro, un dolore privato, segreto, che esplode in tragedia.

La sua attrazione non è mai mostrata in modo esplicito. È suggerita, repressa, dissimulata  e proprio per questo ancora più drammatica.
Arthur Miller ci mette di fronte all’ambiguità, al rimosso, a ciò che la società preferisce non vedere. E Vallone regala a Eddie un volto umano, tremante ma potente e terribilmente reale.

Uno sguardo dal ponte non è solo un film. È uno specchio scomodo su ciò che non si può dire, ma che esiste.





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