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venerdì 9 luglio 2021

Quelle estati roventi di tanto tempo fa


Nei mesi estivi il solleone

rende i muri così abbaglianti
che a fissarli vien sonno:
tende gialle e rosse
si abbassano sui negozi;
il nastro di cielo
che s’allunga fra due strisce
parallele di tetti
è una lamina di metallo rovente.
Dolce è non far niente,
accucciati sulle pietre roventi,
respirando il caldo.
Ada Negri

martedì 22 giugno 2021

I MIEI FIGLI DIMENTICHERANNO

 Il tempo, inesorabilmente, svuoterà gli occhi dei miei figli.

Toglierà dalle loro labbra il mio nome urlato, cantato, sillabato e pianto cento, mille volte al giorno. Cancellerà – un po’ alla volta oppure all’improvviso – la familiarità della loro pelle con la mia, la confidenza assoluta che ci rende praticamente un corpo solo. Con lo stesso odore, abituati a mescolare i nostri umori, lo spazio, l’aria da respirare. Subentreranno, a separarci per sempre, il pudore, il giudizio, la vergogna. La consapevolezza adulta delle nostre differenze.
Come un fiume che scava l’arenaria, il tempo minerà la fiducia che mi rende ai loro occhi onnipotente. Capace di fermare il vento e calmare il mare. Riparare l’irreparabile, guarire l’insanabile, resuscitare dalla morte.
Smetteranno di chiedermi aiuto, perché avranno smesso di credere che io possa in ogni caso salvarli. Smetteranno di imitarmi, perché non vorranno diventare troppo simili a me. Smetteranno di preferire la mia compagnia a quella di chiunque altro, e guai se questo non dovesse accadere.
Sbiadiranno le passioni – la rabbia e la gelosia, l’amore e la paura. Si spegneranno gli echi delle risate e delle canzoni, le ninne nanne e i C’era una volta termineranno di risuonare nel buio.
Con il tempo, i miei figli scopriranno che ho molti difetti, e, se sarò fortunata, ne perdoneranno qualcuno.
Saggio e cinico, il tempo porterà con sé l’oblio. Dimenticheranno, anche se io non dimenticherò.
Il solletico e gli inseguimenti (“Mamma, ti prendo io!”), i baci sulle palpebre e il pianto che immediato ammutolisce con un abbraccio. I viaggi e i giochi, le passeggiate e le febbri alte. I balli, le torte, le carezze mentre si addormentano piano.
I miei figli dimenticheranno. Dimenticheranno che li ho cullati per ore e tenuti per mano. Che li ho imboccati e consolati e sollevati dopo cento cadute. Dimenticheranno di aver dormito sul mio petto di giorno e di notte, che c’è stato un tempo in cui hanno avuto bisogno di me quanto dell’aria che respirano.
Dimenticheranno, perché è questo che fanno i figli, perché è questo che il tempo pretende.
E io, io, dovrò imparare a ricordare tutto anche per loro, con tenerezza e senza rimpianto. Gratuitamente. Purché il tempo, sornione e indifferente, sia gentile abbastanza con questa madre che non vuole dimenticare.


′′ Pierrot il pazzo ′′ (Jean-Luc Godard 1965)

 


Per favore, non fateci più ascoltare i calciatori cantare l’inno di Mameli.

 


La proposta è semplice e netta: durante l’esecuzione degli inni, ad inizio degli incontri internazionali, si chiudano i microfoni ambientali, e si lasci il canale audio alla sola musica, alla solennità della esecuzione ufficiale. E’ un esigenza estetica, ma anche comunicativa.

Mi chiedo con angoscia che idea si possano fare, per esempio, del nostro inno i telespettatori non italiani ascoltando i bramiti dei calciatori e l’onda sonora ritardata del vocio degli spettatori.

E non considero alcuni dettagli che già da soli consiglierebbero il silenziamento ambientale: parole sbagliate, tempi non rispettati, e poi quel ‘poropò poropò poropompompompompò’ tra la prima e seconda strofa che suona vendetta.

No, i calciatori facciano quello che sanno fare e lascino l’inno ai musicisti. Continuino, se vogliono a cantarlo durante l’esecuzione ufficiale, ma senza che la tv ce li faccia ascoltare.

E se fosse possibile, ma so di chiedere molto, senza inquadrature di volti sformati, di colli gonfiati e di sguardi alzati al cielo in mistica congiunzione con malintesi doveri della patria.


Giovanni Taglialavoro

Autore televisivo

mercoledì 12 maggio 2021

I nazisti mi hanno fatto provare la paura di essere ebreo, gli israeliani la vergogna di essere ebreo. ( - Israel Shahak )

 


L’appassionato di film d’epoca Michael Binder ha impiegato molte ore a comporre e cesellare questo spettacolare video, in cui 66 vecchi film (all’incirca tra gli anni 30 e i 60) forniscono le loro scene di ballo più memorabili per accompagnare il famosissimo brano Uptown Funk. La canzone di Bruno Mars si avvale così di ballerini del calibro di Shirley Temple o Fred Astaire, che simpaticamente danzano su queste sonorità moderne.

 

Entrai in libreria e aspirai quel profumo di carta e magia che inspiegabilmente a nessuno era venuto in mente di imbottigliare.

 Quanti di voi conoscono questa canzone? Sicuramente tantissimi, visto il successo del film a cui questa traccia è legata. Il film è ovviamente Il gladiatore diretto da Ridley Scott, interpretato da Russell Crowe e Joaquin Phoenix. Molti fanno l’errore di attribuirla ad Enya, mentre in realtà è stata composta da Hans Zimmer e la canta la fantastica Lisa Gerrard, che nel 2001 vinse assieme a Zimmer il Golden Globe per la migliore colonna sonora. Quante volte l’avete ascoltata? E quante volte l’avete… cantata? A proposito: ma vi siete mai chiesti in che lingua sia cantata questa canzone? Inglese, forse? Spagnolo? Qualche lingua orientale? In realtà questo brano è cantato dall’inizio alla fine con parole totalmente inventate non riconducibili a nessun linguaggio umano né artificiale. Tutte le “parole” di questa canzone sono solo “suoni”. La cantante, Lisa Gerrard, ha affermato che questo brano è fatto per far scaturire sentimenti attraverso i suoni delle parole e non il significato che esse racchiudono.

 adesso che lo sapete, riascoltatela: vi farà tutto un altro effetto!









Anol shalom 
Anol sheh lay konnud de ne um {shaddai} 
Flavum 
Nom de leesh 
Ham de nam um das 
La um de 
Flavne… 

We de ze zu bu 
We de sooo a ru 
Un va-a pesh a lay 
Un vi-I bee 
Un da la pech ni sa 
(Aaahh) 
Un di-I lay na day 
Un ma la pech a nay 
Mee di nu ku 

Anol shalom 
Anol sheh ley kon-nud de ne um. 
Flavum. 
Flavum. 
M-ai shondol-lee 
Flavu… {Live on…} 
Lof flesh lay 
Nof ne 
Nom de lis 
Ham de num um dass 
La um de 
Flavne… 
Flay 
Shom de nomm 
Ma-lun des 
Dwondi. 
Dwwoondi 
Alas sharum du koos 
Shaley koot-tum

Hai preso tua figlia e le hai insegnato lo splendore della disobbedienza. È rischioso, ma è più rischioso non farlo mai. Grazie papà.

 

Se vuoi capire il carattere di una persona guarda come tratta quelli di cui non ha bisogno.

 

martedì 11 maggio 2021

La verità è che i genitori del terzo millennio sono pappamolla.

 Questi figli li trattiamo con i guanti e abbiamo mille accorgimenti, neanche fossero statuette dei Thun.


Se nostro figlio si sveglia con le pustoline di sudamina, andiamo su Google e cerchiamo "Puntini rossi sul corpo".
178 malattie trovate, di cui 12 sindromi rare.
Tolto morbillo, rosolia e varicella che son vaccinati, sulle altre non resta altro che fare la conta.
"Ronaldo vieni qua, solleva la maglia che devo controllare se il tuo esantema corrisponde a quello di questa foto. CHe se è uguale dobbiamo correre dal dottor House"


Quando eravamo bambini noi e ci veniva un eritema, la soluzione era il sapone SOLE. Il pannetto da 300 grammi, quello giallo.
"Lavati con quello, che ti passa"
"Mamma ho un certo prurito intimo"
"Sapone Sole"
Herpes? Sapone Sole.
Dermatite? Sapone Sole.
Acne? Sapone Sole.
Oggi se i bambini cadono e si provocano un'abrasione, c'è il disinfettante che non brucia.
Quando ero bambina io, c'era l'acqua ossigenata che reagiva con il sangue, faceva una schiuma a forma di fungo di Hiroshima e bruciava, oh se bruciava! Ma non dovevi piangere, perchè era stata colpa tua e se piangevi, le prendevi.
Se ti spaccavi il labbro c'era lo zucchero e per le ecchimosi il burro. Se ti spaccavi il labbro, ti graffiavi lo zigomo e contemporaneamente ti usciva il bernoccolo, diventavi in pratica, una crostata umana. Alla marmellata di fragola.


Da bambini noi potevamo sporcarci, stavamo in strada tutto il giorno e ci lavavamo prima di andare a letto. Nella vasca da bagno restava la figura come la sindone.
Oggi i bambini non possono sporcarsi, devono stare attenti ai germi ma soprattutto alla maglietta di marca. Lavano le mani talmente tante volte che si stanno rimpicciolendo. Nel 2100 per evoluzione, avranno i polsi che terminano a pallina, come Doraemon.
I bambini oggi non si sporcano e non possono toccare nulla che non sia disinfettato. Noi mangiavamo l'acetosella pisciata dai gatti. 
Se ci cadeva il pane in terra, la mamma lo buttava? No lo soffiava. Il famoso soffio ammazzabatteri. "Mangia, sono anticorpi".
Oggi se cade il pane ad un bambino, parte l'urlo della foresta "NOOOOooooOOOOooooOOOOO!" Che al bambino si ferma il cuore e la crescita per 10 secondi.
"No Ronaldo, ora lo buttiamo perchè questo è cacca".


Oggi i bambini stanno tutti a dieta, dallo svezzamento alla patente. Quando eravamo bambini la mamma ci faceva l'uovo sbattuto con lo zucchero e lo spalmava sulla fetta di pane. 
I bambini oggi hanno l'iguana come animale domestico, io avevo la gallina. Si chiamava Claus e faceva un uovo al giorno. Le davo da mangiare granturco e crusca. Mi piaceva così tanto darle da mangiare che era diventata un tacchino.
Oggi i bambini vanno sulla bici, sullo skateboard o sul monopattino con tutte le protezioni. Noi andavamo in giro sulla bici d'estate a petto nudo, maschi e femmine e frenavamo con le infradito di gomma.


Oggi se la maestra mette un 7 al bambino i genitori vanno subito a lamentarsi con lei che non ha messo un 10.
"Non capisco perchè Ronaldo ha preso 7!"
"E' la maglia"
"Come?"
"No niente, signora, cerchi di capirmi è anche uno stimolo per il bambino a fare di più ed è ingiusto nei confronti di altri bambini che il 10 lo meritano davvero"
"Lei non capisce niente! Mio figlio è da 10 proprio come Francescototti Puddu! E io mi rivolgerò al ministero della pubblica istruzione, se ne pentirà"
Quando andavo a scuola io, la maestra era autorizzata non solo a mettere i voti che riteneva più opportuni, ma anche ad alzare la voce e rimproverarti se non ti comportavi bene. 
Oggi i bambini si traumatizzano facilmente e nessuno dice loro che non hanno ragione, che le ansie non devono esistere.

 Anche io da bambina avevo ansie e paure, ma son sparite perchè nessuno dava loro da mangiare.

La macchina di papà aveva gli interni in pelle.In verità  aveva gli interni in plastica radioattiva e d'estate dovevano intervenire i vigili del fuoco per scollarti da lì. 

Le macchine con gli interni in pelle erano in origine con gli interni in plastica, poi la pelle ce la lasciavi tu. 
Al mare si andava con il tavolino pieghevole, quello con le seggioline dentro, la pasta al sugo, le fettine impanate e l'anguria. Le seggioline erano capottabili, se non le piantavi bene nella sabbia ti ribaltavi all'indietro e con te volavano gnocchetti al sugo e fratello seduto di fianco, perchè ti ci aggrappavi e lo tiravi con te all'inferno. 
Dopo il pranzo erano tassative le tre ore. Oggi è stata smentita questa leggenda della digestione, ma se c'era una certezza per mia mamma, non era stessa spiaggia stesso mare, non era la canzone dei Righeira al Festivalbar, erano le 3 ore prima del bagno. 
"Mamma mi annoio, cosa faccio per tre ore?"
"Fai un buco"
"Mamma in tre ore di buco trovo le tombe etrusche"
"Se non la smetti lo fai tra 4 ore"
Allora andavo a camminare sulla sabbia con i sandaletti di plastica e la sera quando li toglievo potevo fare il sudoku sui piedi. Piedi a scacchi.
Oggi i bambini al mare son super accessoriati. Ne ho visto uno con la maglietta in tessuto tecnico, le scarpette da scoglio, la maschera da snorkeling, il coppo... mi son girata e ho detto  "Ma dove cazzo sta andando quello?".



martedì 20 aprile 2021

"Voglio per forza un figlio fenomeno"

 

Il caso Agassi ha fatto letteratura: il suo best seller Open ha alzato un velo. 

 Lui però almeno è diventato Agassi. Uno su quanti?

Non sorridono mai. Si allenano fino a sedici ore alla settimana, in quarta o quinta elementare, per quella partita del weekend. E se sbagliano un colpo, spesso vedrete questi Federer e Sharapova miniaturizzati guardare subito papà o mamma. Seduti su quelle tribune dove tanti genitori fanno molto più spavento di loro. "La mia squadra ideale è una squadra di orfani" è la vecchia battuta che gira tra allenatori. Un paradosso, ovviamente.
Ma la normalità che non fa più notizia è fatta di risse a bordocampo alle partite dei ragazzini, arbitri insultati e aggrediti, allenatori contestati. Ogni maledetta domenica, e il sabato pure. Qualsiasi istruttore giovanile, di qualsiasi sport, sa che una parte importante e difficile del suo lavoro è "allenare" i genitori. 

La linea di campo tra gioco e stress per il bambino è sottile, quanto quella tra il buon genitore che si limita a far capire l'importanza formativa della disciplina e dell'impegno e quello che invece invade, soffoca, s'arrabbia, giustifica, pretende.
 "I genitori più pericolosi e invadenti sono quelli che non si sentono realizzati e hanno meno cose da fare nella vita" sostiene Isabella Gasperini, psicoterapeuta dell'età evolutiva che collabora con varie squadre di calcio. "E in dieci anni la situazione è peggiorata di pari passo con l'aberrazione del calcio professionistico. Senti questi genitori parlare delle partite dei figli come se fosse serie A: la tattica, il mister... Purtroppo avvertire che questi comportamenti fanno solo danni è inutile: sono meccanismi involontari. Quello che cerco di far capire è che i bisogni dei bambini sono diversi dai loro. I bambini accettano l'errore e il fatto che un altro sia più bravo come una cosa naturale, e invece li vedi costretti a impegnarsi per realizzare i sogni dei genitori dietro la rete secondo un loro tacito e insano accordo. Vanno invece lasciati liberi: di sbagliare, di creare, di calciare come gli viene, di sdraiarsi a guardare il cielo se non hanno voglia di correre, di seguire l'istinto. Liberi anche di assumere le proprie responsabilità e di cavarsela da soli, se un compagno gli ha messo le scarpette sotto la doccia ".

La mala educación tocca l'apoteosi intorno al campo da calcio, dove rispetto ad altri sport il miraggio di ricchezza è più abbacinante. "Quando i genitori vedono il bambino solo come una possibile fonte di guadagno, è finita - dice Devis Mangia, ex ct dell'Under 21 - . Tutti pensano di avere il campione in casa. Quando un ragazzino si comporta male costa meno fatica etichettarlo come piantagrane. Ma, al contrario di quanto si possa credere, non è detto che subisca maggiori pressioni chi viene da contesti culturali e sociali inferiori, dove un contratto da professionista potrebbe rappresentare una svolta per tutta la famiglia". Lo conferma anche Roberto Meneschincheri, responsabile dell'attività agonistica under 16 dello storico Tennis Club Parioli di Roma, il circolo che ha sfornato Pietrangeli, Panatta e Barazzutti: ultimo titolo vinto, il campionato italiano under 12 femminile. "È questione di istinto e carattere, non di denaro o laurea: i genitori troppo pressanti che chiedono ai figli solo il risultato sono molto diffusi. Col dialogo di solito si riesce a ottenere collaborazione, a far capire che non va data troppa importanza alla partita" .
Molte società fissano un decalogo dell'ovvio. Sdrammatizzate, incoraggiate, esaltate i risultati positivi e alleggerite le sconfitte, non entrate in campo e negli spogliatoi, lasciate che la borsa se la portino da soli, non discutete con l'allenatore di schemi e ruoli, rispettate gli arbitri, non parlate male al ragazzo del suo allenatore e dei suoi compagni. Eccetera. Ma  Isidori non assolve nemmeno le società: "Dicono pensate a divertirvi ma il messaggio che di fatto viene trasmesso implicitamente dal sistema è un altro: conta solo vincere. Accade perché è completamente sbagliato il modello del Coni: le federazioni per avere soldi devono portare risultati. In Italia manca educazione sportiva perché non esiste lo sport per tutti: gratuito".

 "Purtroppo molti genitori provocano la cosiddetta "sindrome da campione": il ragazzo viene sopravvalutato, si sente già arrivato e si blocca il processo di crescita. Considera che sia tutto scontato e dovuto, pensa solo che gli basti far passare il tempo e andrà nella Nba. È come se entrasse in una realtà virtuale e non considera più l'opzione dell'insuccesso: se arriva una sconfitta la vive come un fattore imprevedibile, non trova una via d'uscita, resta disarmato perché è stato programmato per vincere. Ed è difficile a quel punto farsi ascoltare. Perché è più comodo dar retta a chi ti regala un alibi dando la colpa a un altro: all'ambiente, al tecnico, ai compagni, agli arbitri. Il talento non basta per diventare giocatori".

venerdì 9 aprile 2021

Credo che se non avessi creato il mio mondo, probabilmente sarei morta in quello degli altri.

 

C'è molto nel mondo che non muore.......

 


I cani sono il nostro legame con il paradiso. Non conoscono il male né la gelosia né la scontentezza. Sedersi su un pendio con un cane in uno splendido pomeriggio è come tornare nel giardino dell'Eden in cui oziare, non era noioso : era la pace..


 

“Ex voto”: la bellissima poesia che Eugenio Montale ha dedicato all’amata moglie Drusilla

 Accade

che le affinità d’anima non giungano
ai gesti e alle parole ma rimangano
effuse come un magnetismo. É raro
ma accade.
Puó darsi
che sia vera soltanto la lontananza,
vero l’oblio, vera la foglia secca
piú del fresco germoglio. Tanto e altro
puó darsi o dirsi.
Comprendo
la tua caparbia volontà di essere sempre assente
perchè solo così si manifesta
la tua magia. Innumeri le astuzie
che intendo.
Insisto
nel ricercarti nel fuscello e mai
nell’albero spiegato, mai nel pieno, sempre
nel vuoto: in quello che anche al trapano
resiste.
Era o non era
la volontà dei numi che presidiano
il tuo lontano focolare, strani
multiformi multanimi animali domestici;
fors’era così come mi pareva
o non era.
Ignoro
se la mia inesistenza appaga il tuo destino,
se la tua colma il mio che ne trabocca,
se l’innocenza é una colpa oppure
si coglie sulla soglia dei tuoi lari. Di me,
di te tutto conosco, tutto
ignoro.


venerdì 19 febbraio 2021

VIVA IL SOMMO DRAGHI!

 Italiani! Un nuovo salvatore della Patria è calato su di voi con ali spiegate! Mario Draghi è il nuovo Presidentissimo che ci guiderà verso l'età dell'oro! Gioite!



sabato 6 febbraio 2021

La bellezza assoluta . Cappella Sansevero a Napoli | La Pudicizia (anche detta Pudicizia velata) di Antonio CORRADINI

 


Dedicata a Cecilia Gaetani dell'Aquila d'Aragona, madre di Raimondo di Sangro, che morì nel dicembre del 1710, meno di un anno dopo la nascita del figlio.

La scultura raffigura una donna completamente coperta da un velo semitrasparente, cinta in vita da una ghirlanda di rose, che ne lascia intravedere le forme ed in particolare i tratti del viso. Essa è considerata il capolavoro del Corradini (già autore in passato di altre figure velate), del quale è elogiata l'abilità nel modellare il velo che aderisce con naturalezza al corpo della donna.

Conte e Draghi, la differenza tra un principiante e un cecchino

 Se portano qualcuno davanti ad un plotone di esecuzione e i tiratori scelti sono tutti principianti venuti dal nulla, il condannato è destinato ad una lunga agonia. Gli arriveranno pallottole ovunque, prima che tutte insieme diventino mortali.

Se scegliessero, invece, un cecchino professionista, la sorte del condannato sarebbe la stessa ma senza agonia.
Un solo colpo dritto alla fronte. Fine della storia.

Ecco questa è la differenza tra Conte e Draghi.
Draghi userà un solo colpo senza farvene neanche accorgere. Se quelli che stanno esultando, lo stanno facendo per questo motivo, condivido il loro sollievo.



giovedì 4 febbraio 2021

Voglio bene alle mie cicatrici; mi ricordano chi me le ha fatte, perché, e per come sono adesso.

 

Volevo appenderla a un muro della stanza. Ma l’umidità del cassetto l’ha guastata. Non la metto in un quadro questa foto. Dovevo conservarla con più cura. Queste le labbra, questo il viso…Non la metto in un quadro questa foto. Mi fa soffrire vederla così guasta. Del resto, se anche non fosse guasta, che fastidio badare a non tradirmi… una parola, o il tono della voce… se mai qualcuno mi chiedesse chi era.

 

Il conformismo mi fa schifo, mi repelle. Tutte quelle donne e quegli uomini che cercano la comica perfezione negli stereotipi creati della società mi fanno venire il vomito. Fottuti manichini di carne, senza personalità o amore per se stessi. Stessi vestiti, stessa musica, stesse espressioni, stessi cibi, stesse scopate, stesse auto, stesse vite e alla fine? Stessi suicidi neurali di massa. Perchè vivere come un automa è senza ombra di dubbio un suicidio.

 

Infelici le persone sole? Pensa alla tragedia di quelle che si contornano di perfetti coglioni.

 

Conosco tutte le regole, ma le regole non conoscono me.

 

C'è chi mi ha detto che sono una delle persone più buone che abbiano mai conosciuto, altri che sono la peggior stronza che abbiano mai incontrato. Io rispondo sempre allo stesso modo: "è tutto merito tuo"..

 

Vicino casa mia una palestra ha chiuso. Al suo posto hanno aperto una trattoria. Alla fine il bene vince sempre sul male.

 

Mai fare l'errore più grande: abituarti a tutto quando non hai più niente.

 

Adoro quando mi sottovalutano. Diventa tutto di una cattiveria molto più irriverente.