Chi l’avrebbe mai detto? In libreria c’è una bella sorpresa. Insomma, il romanzo più maschilista l’ha scritto la femminista Elena Stancanelli, firma di Repubblica, come la Concita, e sodale di scrittrici femministe come la stregata Nicola Lagioia e la socialmente impegnata Christian Raimo, quest’ultima sorella sensibile della crudele femme fatale Veronica Raimo. È intitolato La femmina nuda, pubblicato da La Nave di Teseo, della femminista Elisabetta Sgarbi sorella del maschilista Vittorio Sgarbi, un meraviglioso cortocircuito, un piccolo capolavoro sessista già nelle premesse.
La storia è semplice semplice che più semplice si muore, o almeno ci si ammala di noia: una certa Anna viene tradita da Davide, lo scopre, e inizia un monologo, un flusso mestruale di coscienza lungo centocinquanta pagine. Elena Stancanelli, che chiamo confidenzialmente la Stanca, nella narrazione non si stanca mai, si stanca solo il lettore, anche perché non ha la scrittura di Gilda Policastro (di cui, parlando di scrittrici, consiglio il suo bellissimo Cella, dove c’è sempre una donna e un amore ma siamo su altri livelli letterari, Marsilio poteva portare lei allo Strega anziché Annalisa De Simone, altra lagna). La Stanca racconta di questa smandrappata sull’orlo di una crisi di nervi che parla, parla, parla, e induce solidarietà nel maschio che l’avrà pure tradita, però lascialo in pace. Macché, impossibile, gli si attacca ancora di più, lo pedina, gli controlla Facebook, Whatsapp, le mail (conosce tutte le password), perfino gli spostamenti grazie a un’app installatagli a tradimento nell’Iphone. Sarebbe pure divertente se fosse più monocorde di un violino senza corde, se lo avesse scritto Sophie Kinsella.
Tenete presente che questa Anna neppure crede nella fedeltà, e tantomeno è fedele. «I miei tradimenti e i tuoi sono molto diversi, cercavo di spiegargli». Ah, gli alibi femminili! Davide giustamente non capisce. «Io sì. Io separavo i due mondi. I miei tradimenti stavano in una zona che non entrava mai in contatto con la nostra vita, la mia e di Davide. Se lui non avesse frugato non si sarebbe accorto di niente. È questa la coppia». Bella coppia, e bella stronza. Cioè, lei lo tradisce di nascosto e è leale, lui lo fa alla luce del sole e è sleale. Senza bisogno di scriverci un romanzo, bastava un tweet.
Alla fine l’invasata logorroica aggredisce pure la povera amante, slogandole il braccio, e a questo punto è giustificato pure il femminicidio, o quantomeno l’arresto. Tra l’altro questa Anna scopa a destra e sinistra provando disprezzo per gli uomini che vanno con una sciatta e depressa e puzzolente come lei (qui ha ragione) e dichiara: «La mia strategia, se la si può chiamare così, è uccidere. Uccido la me che ero e rinasco un’altra donna. Non è la stessa Anna che passa da una relazione all’altra. Un’Anna muore col suo vecchio amore, e un’Anna nuova nasce». È come la seconda generazione dei Terminator, si riforma sempre, come le femministe.
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