Santità,
Con cuore colmo di rispetto e affetto, mi trovo a scrivere queste parole, sapendo che potrebbero essere le ultime che riesco a dedicarLe.
In questo momento, in cui la malattia La rende vulnerabile, mi preme dirLe che non è mai stato solo.
Non posso fare a meno di pensare alla forza e alla serenità con cui ha sempre affrontato le difficoltà, e ora, in quest’ultimo passaggio della Sua vita, so che continuerà ad essere esempio di fede e di coraggio per tutti noi.
Santità, La prego di non temere. In questo momento di sofferenza, non posso fare a meno di riflettere sulla Sua vita e sul Suo cammino. Con il rispetto che sempre Le ho riservato, sento anche la necessità di esprimere alcune parole che, purtroppo, non posso rimandare. La Chiesa e l'umanità che ha cercato di guidare, nel corso della Sua esistenza, hanno visto momenti di grande speranza, ma anche momenti di fallimento e di contraddizioni dolorose.
Lei ha sempre cercato di portare avanti il messaggio di Cristo, di amore, di misericordia e di giustizia, ma mi trovo a chiedermi: quanto la Chiesa, nel suo complesso, ha davvero ascoltato queste parole? La stessa istituzione che Lei ha rappresentato è stata spesso colpevole di chiusura, di resistenza al cambiamento, di un'arroganza che ha ignorato le sofferenze reali delle persone. Quante volte, durante la Sua lunga guida, la Chiesa ha preferito mantenere la propria autorità a discapito di chi davvero aveva bisogno di conforto, di cambiamento, di una Chiesa che non fosse solo potere ma servizio?
Lei stesso, Santità, ha denunciato gli scandali, le ingiustizie, eppure queste piaghe non sono mai state davvero sanate. La Chiesa, da un lato, ha parlato di amore e perdono, ma dall’altro ha spesso mostrato una faccia troppo lontana dal dolore delle vittime, troppo lenta nel riconoscere le proprie colpe. Il silenzio su temi cruciali, la mancanza di una vera trasformazione interna, la difficoltà nel confrontarsi con il mondo che cambia sono segnali che non possiamo più ignorare.
E l'umanità, che Lei ha sempre cercato di avvicinare a Dio, non è da meno. In un mondo sempre più diviso, in cui la povertà, la sofferenza e l’ingiustizia regnano sovrane, sembra che l’uomo abbia dimenticato il messaggio di Cristo. L’egoismo, l’indifferenza, l'avidità sono prevalsi in troppe scelte. L’uomo, nonostante le Sue parole, continua a rimanere sordo e cieco davanti alla sofferenza degli altri. La crisi ecologica, la violenza, l’esclusione sociale sono realità che non possono più essere nascoste sotto il tappeto.
Nonostante ciò, Santità, Le riconosco il coraggio di affrontare le verità difficili, la Sua volontà di abbracciare il cambiamento, di cercare di rendere la Chiesa più aperta e inclusiva. Nonostante le critiche e le resistenze interne, Lei ha cercato di rimanere fedele alla Sua visione di una Chiesa che fosse davvero per i poveri, per gli ultimi, per chi soffre.
In quest'ultimo momento, mentre mi perdo nei pensieri sulla Sua vita e sulla nostra, mi chiedo: la Sua battaglia è stata davvero ascoltata, o forse, come spesso accade, le parole più vere sono quelle che il potere non vuole sentire? Ma, in ogni caso, mi resta il conforto di sapere che la Sua luce continuerà a brillare, anche se le strutture che ha cercato di riformare non sono riuscite a seguirla fino in fondo.
Santità, La prego di non temere. Il Suo messaggio, benché incompreso da molti, non sarà dimenticato. Spero che, in qualche modo, l'umanità e la Chiesa possano trovare la forza di rialzarsi, di ascoltare finalmente le Sue parole e di correggere i propri errori. Che la pace che ha tanto invocato possa, un giorno, davvero arrivare, dentro e fuori la Chiesa, nel cuore di ogni uomo.
Con rispetto, ma anche con un desiderio di cambiamento,
Francesca
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