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martedì 5 marzo 2019

Rape Day, il videogioco che inneggia allo stupro su Steam. Obiettivo del gioco: molestare, stuprare e uccidere le donne

Steam, lo store di giochi digitali per PC, è di nuovo nellʼocchio del ciclone dopo il caso del "simulatore di stragi scolastiche".

Una piattaforma che davvero mi fa schifo.


In questi giorni, infatti, è stato scovato Rape Day, gioco che nei panni di un uomo permette di molestarestuprare e uccidere donne durante lo svolgimento della storia. Un obbrobrio inammissibile che è stato rimosso solo dopo intere settimane di presenza sullo store con un'uscita fissata per aprile 2019.

Una "visual novel", ovvero romanzo interattivo a base di immagini e testo, incentrata su oltre 500 immagini e più di 7000 parole che includono "violenza, violenza sessuale, sesso non consensuale, linguaggio osceno, necrofilia e incesto".


Inutile dire che una creazione del genere non dovrebbe trovare nemmeno un attimo di visibilità sullo store per videogiochi PC più famoso e diffuso.

Per questo la community, inondando di messaggi la pagina del gioco ora cancellata, si è chiesta: è solo colpa degli indifendibili sviluppatori o anche della poca (e recidiv
a) attenzione del distributore?

1 commento:

  1. Tutte le storie di videogiochi hanno una fine come i film ed i libri, bisogna vedere la fine di questo videogioco che messaggio vuole dare. Come finisce il protagonista del videogioco dopo tutte queste abominevoli azioni? Il cattivo gusto degli sviluppatori sicuramente è evidente, io non ci giocherei mai, ma non mi piacciono le censure. Quanti film, racconti partono con un protagonista diseducativo ma alla fine del film o libro si impara che le azioni del protagonista erano profondamente sbagliate? In una gran fetta di videogiochi di adesso il protagonista principalmente deve ammazzare gli avversari: vedi GTA, Hitman dove sei un assassino su commissione, etc. Il fatto che degli adulti si preoccupino di censurare questi videogiochi mi fa pensare che non abbiano molta fiducia sull'educazione impartita ai propri figli. Il problema si pone quando il genitore causa lavoro, e ritmi di questa società, delega la TV, i Videogiochi o internet in generale per colmare quella mancanza di presenza e di imprinting fondamentale che condizionerà la vita del bambino/ragazzo da adulto.

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