Il sito Farmitracker, curato da Adriana Stuijt è un ricco archivio dei casi documentati e verificati dal 2012 ad oggi. L’immagine che ho scelto è già spaventosa ma nulla in confronto a quelle che ho avuto il coraggio di cercare dei cadaveri delle vittime, tutte massacrate in quello che dovrebbe essere il più sicuro dei rifugi, la propria casa. Uomini impiccati allo scaldabagno, fatti a pezzi, donne stuprate, sventrate ed impalate, bambini bruciati, volti irriconoscibili perché ridotti a maschere di sangue da una furia che di solito si riserva ai dittatori nei piazzali Loreto quando i popoli sono lasciati liberi per una volta di sfogarsi nel carnevale della vendetta. Vecchi inermi sopravvissuti ma segnati per ciò che resta loro da vivere dalla violenza. Un orrore da film horror che è invece spaventosa realtà.
In Sudafrica gli agricoltori bianchi hanno il doppio di probabilità di venire assassinati dei poliziotti e considerando che i poliziotti sudafricani conducono una vita particolarmente pericolosa.
Il fenomeno degli assalti alle fattorie è in preoccupante aumento dal 2011 e, come si evince dai dati forniti dall’Afriforum Research Institute, nel 2015 si è avuto il picco di 318 casi, con 94 vittime registrate tra fattori, famigliari e lavoratori.
Il fenomeno degli assalti alle fattorie è in preoccupante aumento dal 2011 e, come si evince dai dati forniti dall’Afriforum Research Institute, nel 2015 si è avuto il picco di 318 casi, con 94 vittime registrate tra fattori, famigliari e lavoratori.
Dal 1° gennaio al 12 marzo di quest’anno vi sono già stati 64 assalti con 17 morti. Le ultime vittime segnalate dalle cronache sono i quattro componenti della famiglia Meyer, compresa Kayla, 9 anni, uccisa a bastonate, massacrati nella loro fattoria a Randfontainqualche giorno fa.
Nel corso della petizione presentata al Parlamento Europeo il 5 marzo dell’anno scorso, Henk van de Graaf, dirigente del sindacato agricolo del Transvaal ha fornito le cifre della strage degli agricoltori in Sudafrica. Dal 1990 il numero dei morti ammonta a 1.762 (cifra aggiornata al 1/3/2015 (fonte), uccisi nel corso di 3465 assalti alle proprie fattorie.
Il 13 dicembre 2015 il criminologo Rudolph Zinn ha stilato un vademecum ad uso degli agricoltori bianchi che negli ultimi tempi vengono attaccati sempre più frequentemente nella regione del Lowveld da bande di neri armati. Il documento si basa su una ricerca condotta attraverso 30 interviste formate da un questionario di 116 domande poste in carcere ad un campione di criminali responsabili di questi delitti.
Una delle scoperte più importanti è stata il fatto che queste milizie armate, prima di attaccare, si procurano le informazioni circa l’esistenza in casa di oggetti di valore da basisti che lavorano nelle fattorie. Essi si spostano dalla città in campagna per interrogare il personale delle fattorie sulle abitudini e sulle ricchezze possedute dagli agricoltori. Una volta ottenute le informazioni sufficienti non esitano ad attaccare e a quel punto sono anche in grado di disabilitare i più sofisticati sistemi elettronici di sicurezza.
Kayla Meyer,uccisa a 9 anni
Queste bande armate sono ben organizzate e sanno perfettamente il fatto loro quando invadono una fattoria aggredendo le famiglie bianche (generalmente afrikaaner) che le abitano. Se per i semplici furti si tratta di un gruppo di quattro persone che agisce quando gli abitanti della casa sono fuori, per esempio a messa, quando si decide di colpire anche gli occupanti delle case il gruppo può essere composto anche da otto individui armati pesantemente, preferibilmente con pistole, coltelli e machete. Intervistando alcuni di loro in carcere, Zinn ha appreso che una delle tecniche è quella di sparare subito all’uomo di casa per far capire agli altri abitanti che le intenzioni degli aggressori sono serie.
Anche se solamente il 4% delle migliaia di aggressori coinvolti finisce in carcere, tra coloro che furono intervistati il 67% risultò aver attaccato con inaudita ferocia le sue vittime: il 30% commettendo omicidio, il 13% stupro, il 3% tentato stupro e il 13% praticando atti di tortura.
Una delle scoperte più importanti è stata il fatto che queste milizie armate, prima di attaccare, si procurano le informazioni circa l’esistenza in casa di oggetti di valore da basisti che lavorano nelle fattorie. Essi si spostano dalla città in campagna per interrogare il personale delle fattorie sulle abitudini e sulle ricchezze possedute dagli agricoltori. Una volta ottenute le informazioni sufficienti non esitano ad attaccare e a quel punto sono anche in grado di disabilitare i più sofisticati sistemi elettronici di sicurezza.
Kayla Meyer,uccisa a 9 anni
Queste bande armate sono ben organizzate e sanno perfettamente il fatto loro quando invadono una fattoria aggredendo le famiglie bianche (generalmente afrikaaner) che le abitano. Se per i semplici furti si tratta di un gruppo di quattro persone che agisce quando gli abitanti della casa sono fuori, per esempio a messa, quando si decide di colpire anche gli occupanti delle case il gruppo può essere composto anche da otto individui armati pesantemente, preferibilmente con pistole, coltelli e machete. Intervistando alcuni di loro in carcere, Zinn ha appreso che una delle tecniche è quella di sparare subito all’uomo di casa per far capire agli altri abitanti che le intenzioni degli aggressori sono serie.
Anche se solamente il 4% delle migliaia di aggressori coinvolti finisce in carcere, tra coloro che furono intervistati il 67% risultò aver attaccato con inaudita ferocia le sue vittime: il 30% commettendo omicidio, il 13% stupro, il 3% tentato stupro e il 13% praticando atti di tortura.
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