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lunedì 12 marzo 2018

Esiste un luogo - disse il vecchio - dove ci sembra di essere stati felici. Per me è la casa dove ho passato la mia infanzia. Oggi non esiste più.

L'immagine può contenere: cielo, notte e spazio all'aperto
 Io posso ricordarne ogni stanza, ogni odore, ogni oggetto, ogni angolo segreto. Ci passeggio e posso descrivere l’incanto del camino, gli alberi che vedevo dalla finestra, le scale verso la buia cantina, i miei giocattoli dentro un cassetto, l’eco delle voci al risveglio. E il volto di una persona, uno specchio, un quadro, una vecchia radio, ogni segno sui muri, ogni mela del granaio e ogni ragnatela della cantina. Il battere delle piogge autunnali sui vetri, la neve fuori dalla porta, l’odore dei fiori primaverili sul tavolo, il ronzio delle mosche d’estate. Sento cigolare il secchio del pozzo e annuso la madia del pane, e riascolto i rumori che sentivo la notte, da quelli paurosi a quelli amici.
Voi mi direte: questo è il potere del ricordo, che sa andare indietro nel tempo. No, non è solo questo. Se di ogni cosa esiste l’opposto, esiste qualcosa che nega il nostro tempo spietato, fatto di attimi fuggevoli e di sparizioni. Non è un sogno, né un’evocazione magica di fantasmi. Tutto è carne e mondo e muffa e sole, scoppia un improvviso lampo di verità, si apre un misterioso varco e noi entriamo in quella casa. Che non è lontana nel passato, ma è sempre stata vicino a noi. E ci aspetta. Le macerie sono soltanto uno dei suoi tanti destini.
Non è ricordare, non è ritornare. Semplicemente non abbiamo una parola che possa spiegarci questa riapparizione. Non ho teorie né mappe, solo il mio stupore. Ma so che quella casa mi aspetterà sempre.
Camminate anche voi ogni tanto, in quelle stanze?
Stefano Benni, Baolian, capitolo 3






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