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lunedì 16 marzo 2015

Come non c'è stoltezza maggiore di una saggezza inopportuna, così non c'è maggior imprudenza di una prudenza distruttrice.Erasmo

Odio i prudenti, gli ammiccanti, i convinti. Odio, riconoscendoli, gli oratori che blandiscono se stessi,senza infamia e senza lode. Odio chi galleggia tra parole fatiscenti e fatti inconsistenti, rimanendo tutta la vita l'idiota del villaggio che parla ,fermo, alle pietre sulle rive del torrente , mentre la vita scorre.


SOLO SCINTILLE

Credo soltanto nella parola . La parola ferisce, la parola convince, la parola placa. 

Questo , per me, e' il senso.   La comunicazione fatta di 

"sortilegi" non mi spaventa affatto,anzi, credo che l'essere umano abbia l'assoluto 

bisogno di cercare comunicazione  anche quando sia nella disperazione più profonda.




L'INFAMIA HA MOLTE MASCHERE . NESSUNA E' PIU' PERICOLOSA DELLA MASCHERA DELLA VIRTU'.


BUONGIORNO............
SPETTACOLARE ,GRANDE  VECCHIO GENIO, L'IMPURITA' DI CERTE NOTE  VIENE SUPERATA DALLA TUA GRANDE INTERPRETAZIONE; LA RABBIA , L'IRA , LA MALINCONIA DI CHOPIN NELLE TUE DITA NON BADA PIU' A NULLA....E' COME UN GRANDE ABBRACCIO D'AMORE IN CUI NON SI BADA SE A VOLTE SI E' SCOMPOSTI.

mercoledì 11 marzo 2015

SECONDO ME

Si pensa di solito che idealismo e cinismo siano l'uno l'opposto dell'altro,ma in realtà partono da un unico punto:attaccarsi fedelmente e rigidamente ad un ideale (etico,sociale,morale,ecc) e farne il proprio centro di gravità;mentre l'idealista vive serenamente questa condizione,il cinico la rinnega e la disprezza perchè ha ricevuto una batosta (concreta o teorica) e si sente ingannato e disilluso,o perchè è comunque privo di speranza,convinto che quell'ideale è utopistico e dunque menzognero .
L'errore più grave che si fa è di vedere nel cinico la quintessenza dell'essere adulti,cioè comprendere la brutale realtà delle cose e conviverci. Al contrario la delusione del cinico è squisitamente infantile: parte da un principio di idealismo (che di per sè è infantile,poichè elimina i contrasti e le sfumature delle cose,affidandosi ciecamente ad una sola chiave di lettura) e poi,quando si rende conto che l'ideale di purezza che ricerca o che crede di ricercare è inattuabile,ci rimane male come un bimbo che scopre che Babbo Natale non esiste; invece di rendersi conto che quell'ideale è inattuabile perchè intrinsecamente (forse) inesistente,invece di cercare di valutare le cose per come sono nella loro complessità come farebbe un adulto,trova un caldo conforto nell'atteggiamento opposto,cioè nell'essere convinti e farne propaganda che tutto sia schifo,ipocrisia,marciume.



Essere immersi nello spirito dell'odio, della cattiveria è già una sofferenza di per sé.
La mancanza di sensibilità è la peggiore delle sofferenze, perché fa di chi soffre questa privazione una sorta di zombie anaffettivo, un specie di cadavere ambulante.  Non si può piu' godere l'esistenza attraverso il più bel sentimento umano: l'amore.
Questa è una disgrazia immane. Quando uno è crudele,  prepotente, è distante dalla sua anima. Il suo cuore è bloccato e pietrificato nella sofferenza. L'aggressività verso gli altri è il segno esteriore di questa sua drammatica situazione interiore.


La pena più pesante sta nel restare lontani dalla luminosità, dal calore umano, fuori dal regno dell'amore, separati dalla sensibilità. Il dolore più grande è forse quello d  essere sopraffatti dalla  cattiveria,   nonostante le apparenze e le ostentazioni arroganti di colui che la mette in atto. 



vvb fra

domenica 8 marzo 2015

DA JOHN A BIG BOSS : LA STORIA DI HARD

"Vedi, è semplice. Basta infliggere il giusto dolore, con la giusta intensità, nel punto giusto. È il mio modo di essere persuasivo, e mi sono reso conto che funziona. Sempre."
la consapevolezza di non poter tornare integri dalla guerra, potendo perdere compagni o parti del corpo. E poi c'è il tema principale: il dolore fantasma.
  Paragono la transizione di Big Boss a quella di Walter White in "Breaking Bad", dove c'è qualcuno che uccide e infrange le leggi, ma in quanto spettatori possiamo comprenderne le ragioni. Inoltre da un lato si vede una buona persona, dall'altra un mostro. Se Solid Snake si fosse trovato nella stessa posizione, probabilmente avrebbe scelto ciò che è giusto. Big Boss no.

Big Boss può essere considerato alla stregua dell’aria d’apertura di un concerto, dalla quale s’intuisce, già dopo poche note, la bontà dell’esibizione nella sua interezza. Si (e ci) prepara per il grande spettacolo, e il Pc è il palcoscenico di lusso su cui inscenerà la sua opera magna al massimo dello splendore. .
 È anche un monito per tutti gli altri esponenti del genere che nel corso di questi anni, a causa dell’esilio forzato di Big Boss dai reami Windows, hanno avuto campo libero per proliferare: lentamente, ma inesorabilmente, silenzioso e letale,  intende imporsi anche su Pc . Dopo un assaggio così saporito, l’attesa per Big Boss diviene ancor più “dolorosa”.

lunedì 23 febbraio 2015

IL POPOLO DI HARD, BLOW , DESTRA

 La specie umana avverte terribilmente il peso della morte, della malattia, della solitudine, insomma della propria irrilevanza nei confronti dell'universo; ecco perché spesso affida i suoi sogni di riscatto, di consolazione, di vendetta e di soddisfazione alla stupidità.
Andando e scorrendo voci e suoni da lontano ,di passaggio ,soffermandomi a sentirne,a volte, il tono ,il timbro sarcastico o volutamente perentorio o anche volutamente suadente, una sola cosa penso della chat : il suo mcm e' la solitudine sociale. Solitudine dettata dai piu' svariati motivi e intesa nelle forme piu' articolate, ma uguale per tutti, indistintamente.
E' inutile e patetico volersi giustificare e dare altre spiegazioni; se ci fosse uno spiraglio di umanita' che si insinua tra le pieghe delle vite che ho ascoltato, non ci sarebbe QUESTO tipo di chat. Innamorati del proprio carceriere,del proprio seviziatore , piuttosto che affrontare il vuoto dei silenzi sociali. Disposti a farsi frantumare , piuttosto che ascoltare il silenzio,il proprio silenzio. Non e' un je t'accuse. Il mio  “Je t'accuse” non è rivolto a qualcuno e non deve essere inteso come tale. 
Le responsabilità vanno sempre  ripartite equamente 
a seconda del proprio operato e ognuno deve esaminare, 
in base a quello che sta facendo, se la questione lo riguardi 
o meno e in che misura.

L'abitudine di puntare il dito contro qualcuno esorcizza in certo qual modo la 
solitudine sociale, poiche' crea branco.Non c'e' intelligenza che spicca,non c'e' eleganza che si fa notare, c'e' paura d'esclusione,palpiti accelerati dallo scomparire.
Dimostrare a tutti i costi di essere indispensabili, incisivi,senza rendersi conto di essere solo funzionali,pezzi di macchine che girano,girano e riempiono i silenzi.
Andar contro, andar verso.......tutti vogliono una voce, tutti vogliono avere una spalla, tutti vogliono essere notati: sono qui!Sono qui!

Ma siamo qui comunque, anche in silenzio, se nella nostra vita siamo almeno un po' innamorati di noi stessi, un po' narcisi, un po' folli, indecentemente convinti di quel che pensiamo : ANCHE IN SILENZIO E NEL TOTALE ANONIMATO NESSUNO POTRA' NON NOTARCI. 

 Solo se si capisce che ciò che è stato detto, scritto, fatto è frutto 
dell'inganno, della mancanza di onestà, della folle gara ad essere primi, allora si può passare a puntare il dito "contro" e a pronunziare il proprio 

" JE T'ACCUSE ". Ma il capire profondamente ,guardando con gli occhi del killer ,e' di pochi. 

vvb Francesca