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martedì 5 maggio 2015

Message Personnel

L'uomo e' un eterno autolesionista:si lancia nelle cosiddette verita' soggetive,confondendo cio' che sembra con cio' che e',scambiando l'io con il tutto,il divenire con l'essere. Ma ora e' tempo che egli,superata l'infazia e la puberta',entri nell'eta' della ragione.Ma l'uomo e' un animale sensitivo e razionale insieme ed e' proprio questa sua affascinante,drammatica bivalenza che realizza interamente il suo destino,i suoi limiti,le sue delusioni. E' come se si volesse prevedere la forma esatta che assumera' la superficie dell'oceano in un determinato punto ed in un preciso istante. Alcuni subiscono piu' di altri la malinconica delusione di avere grandi slanci per poi ricadere affranti al punto di partenza. Homo homini lupus non e' soltanto un'amara affermazione della teoretica pessimistica,ma una verita' di fronte alla quale oggi e' grave chiudere gli occhi. Quando mi chiedono: "credi nell'uomo?", rispondo che l'uomo ha la forza di realizzare interamente se stesso creando verita' sempre piu' perfette che lo sostengano e lo incitino nel suo percorso,anche quando l'animo si trovera' cosi' contrastato da pensieri dolorosi, espressi e taciuti,ma pur tanto interdipendenti tra loro e necessari alla rinascita come la vita e la morte.

giovedì 23 aprile 2015

UOMO DI COMO E DINTORNI

 Una variante di approccio 
ascoltata a Gravedona (Como) : «Bela tosa ven scià ca 
t'adoperi», laddove il verbo implica l’adoperare, l’usare, 
come si trattasse di attrezzo domestico. Preciso di ritenere 
che i termini esistenti bastino e avanzino. Per esempio 
detesto il verbo scopare perché partendo dal centro Italia 
ha colonizzato il resto, incluse le zone in cui si praticava 
dicendo castamente fà andà... e più INGENUAMENTE... 
puccià el biscott. MA QUELLA FRASE ,OLTRE A 
SUSCITARE LA MIA IRREFRENABILE  RISATA, ha la 
precisione un po’ burocratica di  un'espressione che  evoca 
la laboriosa concretezza dei padani, sobria e non priva di 
una certa lucida programmazione,e suggerisce anche, 
irresistibilmente, l’immagine di prestazioni scrupolose ma 
uniformi,piatte..... vigorose ma cupe,tristi. Sottintende, 
sempre e comunque, il concetto di esistenze e vite 
particolarmente assillate dal problema di non perdere 
tempo.Questi hanno sempre fretta ,insomma, oltre al 
chiodo della produttivita'.
Quindi ridendo all'impazzata ho fatto ammosciare il 
pover' uomo pieno di buona volonta'. Ma come si 
fa,dico io, con tanti termini di cui dispongono i nostri dialetti....
fottere, ciulare, guzzare, inchicare,trombare (prevalgono 
le 7 lettere, escludendo trombare),...e TU MI VIENI A 
scegliere un'espressione cosi' priva di sessualita',cosi' 
deprimente ,cosi' ridicola da diventare un'allerta da 
Firenze in giu'.
CHIEDETEMI DI ZUMMARE...
...  c’è dentro quel zum zum festoso di quando ero piccola. 
E lo sfondamento morbido e vigoroso della 
doppia “m”. Che dire di più? A buon intenditor...


Nella vita, niente ci viene dato gratis; o meglio, tutto ci viene offerto gratis, ma solo allorché noi abbiamo maturato la capacità di apprezzare ogni singola cosa. Ed giusto che sia così. Il dono non può e non deve essere più grande della capacità di apprezzarlo da parte di colui che lo riceve. Non si deve regalare a un bambino un giocattolo più grande di lui; non si deve regalare a una persona un amore più grande di lei. Devono esistere una proporzione e una corrispondenza ben precise fra l’entità del dono e l’anima del suo destinatario. Se questo non avviene, allora il dono non viene capito e il suo destino è quello di essere gettato in un angolo e di restare inutilizzato o, peggio, di venire calpestato. Qualcuno disse in proposito: «Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle ai porci, perché non le pestino coi loro piedi e, rivoltandosi, vi sbranino» (Matteo, 7, 6). E si potrebbero citare molti esempi di persone che non solo non hanno saputo ricavare alcun giovamento da un dono troppo grande che era stato fatto loro, ma che, addirittura, ne hanno ricevuto un danno per la propria evoluzione spirituale. È per questa ragione che una persona piccola e meschina non potrà mai comprendere il vero significato dell’amicizia o dell’amore: perché l’amicizia e l’amore sono doni grandi, per persone grandi. Rimanere a bocca aperta davanti a un bel corpo seducente, davanti alla giovinezza e alla ricchezza: queste cose non richiedono alcuna maturazione spirituale e chiunque ne rimanga conquistato, senza desiderare di spingere lo sguardo un po’ oltre, mostra in maniera evidente tutta la propria superficialità e tutta la propria piccolezza. Infatti le più grandi qualità dell’anima, come abbiamo visto, non di rado si nascondo sotto umili apparenze: e saperle riconoscere e apprezzare richiede, se non un’anima grande, quanto meno una disposizione alla grandezza d’animo. Esiste, a questo proposito, un grosso equivoco intorno al concetto di donna "moderna". Secondo l’opinione corrente, una donna moderna sarebbe, più o meno, sinonimo di duro, di brutale, di insensibile; oltre che, si capisce, di potere di affascinazione. Ma è un’opinione del tutto sbagliata. La vera femminilita' è sinonimo di forza calma e tranquilla, di noncuranza del superfluo e di capacità di puntare dritto all’essenziale,oltre che del fascino estremo della semplicita'. La vera femminilita', pertanto, è una caratteristica piuttosto rara. Sono abbastanza rari anche gli uomini davvero virili, e questo specialmente al giorno d’oggi; mentre una donna può essere decisa, senza perdere nulla della propria femminilità. Le persone inconsapevoli non la vedono neppure la differenza, mentre quelle ottenebrate dal falso Ego si infiammano di invidia e di gelosia, perché intuiscono quanto uscirebbero umiliate dal confronto, e fanno di tutto per sminuirla. Grandezza chiama grandezza, meschinità chiama meschinità: ciascuno è attratto o respinto secondo le leggi della propria natura. La vecchia nonna Adele, con il suo sorriso buono e mite (una persona buona può anche non essere mite), era una donna grande. Ma perché dico: “era”? Adele è qui, è viva: è viva nelle mille e mille persone come lei, piccole, umili, sconosciute. Guai se non ci fossero loro. Potremmo fare a meno di Cesare o di Napoleone, ma non delle persone come la cara, vecchia Adele.

mercoledì 22 aprile 2015

la cosa piu' bella che ti possa capitare e' incontrare persone luminose e confondere la tua luce con la loro

Ridevano di lui per i suoi abiti, poi inizia a cantare e fa venire i brividi a tutti.

Jon Henrik Fjallgren, è un pastore di renne che si presenta al Got Talent della Svezia con i suoi abiti tradizionali. La sua canzone è dedicata al suo migliore amico venuto a mancare: un'esibizione molto toccante che porta il pubblico e i giudici fino alle lacrime. 

martedì 14 aprile 2015

FOX : NON UN AMICO MA UNA CARTA A CUI NESSUNO VUOLE RINUNCIARE


LETTERE A LUCILIO DI SENECA
Libro 1



  1. Mi scrivi che hai dato a un tuo amico delle lettere da consegnarmi; mi inviti poi a non discutere con lui di tutto quello che ti riguarda, poiché tu stesso non ne hai l'abitudine. Così nella stessa lettera affermi e poi neghi che quello è tuo amico. Se usi una parola specifica in senso generico e lo chiami amico come noi chiamiamo "onorevoli" tutti quelli che aspirano a una carica pubblica, oppure salutiamo con un "caro" chi incontriamo, se il nome non ci viene in mente, lasciamo perdere.
  2. Ma se consideri amico uno e non ti fidi di lui come di te stesso, sbagli di grosso e non conosci abbastanza il valore della vera amicizia. Con un amico decidi tranquillamente di tutto, ma prima decidi se è un amico: una volta che hai fatto amicizia, ti devi fidare; prima, però, devi decidere se è vera amicizia. Confondono i doveri dell'amicizia sovvertendone l'ordine le persone che, contrariamente agli insegnamenti di Teofrasto, dopo aver concesso il loro affetto, cominciano a giudicare e, avendo giudicato, non mantengono l'affetto. Rifletti a lungo se è il caso di accogliere qualcuno come amico, ma, una volta deciso, accoglilo con tutto il cuore e parla con lui apertamente come con te stesso.
  3. Vivi in modo da non aver segreti nemmeno per i tuoi nemici. Poiché, però ci sono cose che è abitudine tener nascoste, dividi con l'amico ogni tua preoccupazione, ogni tuo pensiero. Se lo giudichi fidato, lo renderai anche tale. Chi ha paura di essere ingannato insegna a ingannare e i suoi sospetti autorizzano ad agire disonestamente. Perché di fronte a un amico dovrei pesare le parole? Perché davanti a lui non dovrei sentirmi come se fossi solo?
    1. C'è gente che racconta al primo venuto fatti che si dovrebbero confidare solo agli amici e scarica nelle orecchie di uno qualunque i propri tormenti. Altri, invece, temono persino che le persone più care vengano a sapere le cose e nascondono sempre più dentro ogni segreto, per non confidarlo, se potessero, neppure a se stessi. Sono due comportamenti da evitare perché è un errore sia credere a tutti, sia non credere a nessuno, ma direi che il primo è un difetto più onesto, il secondo più sicuro.

        1.  Mi chiedi che cosa secondo me dovresti soprattutto evitare? La folla. Non puoi ancora affidarti a essa tranquillamente. Quanto a me, ti confesserò la mia debolezza: quando rientro non sono mai lo stesso di prima; l'ordine interiore che mi ero dato, in parte si scompone. Qualche difetto che avevo eliminato, ritorna. Capita agli ammalati che una prolungata infermità li indebolisca al punto di non poter uscire senza danno: così è per me, reduce da una lunga malattia spirituale. 2 I rapporti con una grande quantità di persone sono deleterî: c'è sempre qualcuno che ci suggerisce un vizio o ce lo trasmette o ce lo attacca a nostra insaputa. Più è la gente con cui ci mescoliamo, tanto maggiore è il rischio. Ma non c'è niente di più dannoso alla morale che l'assistere oziosi a qualche spettacolo: i vizi si insinuano più facilmente attraverso i piaceri. 3 Capisci che cosa intendo dire? Ritorno più avaro, più ambizioso, più dissoluto, anzi addirittura più crudele e disumano, poiché sono stato in mezzo agli uomini.