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lunedì 1 agosto 2016

Lughnasad

I Celti solevano contraddistinguere l'anno a mezzo di due tipi di croci, che simboleggiavano i cicli solari e lunari. Il ciclo solare era associato ad una croce a bracci ortogonali e simmetrici, mentre al ciclo lunare veniva associata la tipica Croce di Sant'Andrea. Le festività solari erano connaturate allo scorrere delle stagioni: solstizio d'inverno (22 Dicembre), equinozio di primavera (21 marzo), solstizio d'estate (21 giugno) e infine equinozio d'autunno (23 settembre). Le quattro festività lunari erano, invece, legate al mondo bucolico e pastorale. Beltaine, festa di primavera con ricorrenza a fine aprile, inizio maggio. Imbolc od Oimelc, ad inizio febbraio, connessa all'allattamento delle pecore.

Lughnasad, festa d'estate celebrata il primo giorno d'agosto, una festa di ringraziamento per il raccolto che viene chiamata anche "Festa del Grano".
"Lughnasad" (che troviamo scritto anche come "Lughnasadh" o "Lughnasa", e in Irlandese moderno "Lùnasa", il nome gaelico del mese di Agosto) è una festività che la tradizione celebra indicativamente il primo giorno di Agosto. Nei paesi celtici del Nord Europa questo è il periodo del raccolto dei cereali; In tali zone, infatti, la maturazione avveniva più tardi. Lughnasad era una delle quattro feste principali della religione celtica, l'ultima grande festività del calendario, e il suo nome significa "commemorazione o assemblea di Lugh". Secondo la mitologia celtica Lugh era il dio del Sole, e veniva anche chiamato con gli attributi onorifici di Lamfada, "dio dal Lungo Braccio" (una rappresentazione del raggio solare) e Samildànach, "dio dalle molte arti". Venerato poichè abile in ogni arte conosciuta, di cui è anche divino ispiratore, in questa particolare festa era celebrato come distributore di ricchezze. Per i popoli antichi queste ricchezze erano cibo per tutti, il "pane quotidiano".



Cosa sostiene energeticamente questa festa:
-un profondo benessere psicofisico e una grande carica di energia vitale
-abbondanza e prosperità in ogni settore della vita soprattutto legati al materiale
-serenità e fiducia
-la forza e la determinazione di interrompere relazioni o frequentazioni che non hanno sbocchi o positività
-una grande purificazione e protezione in ogni settore dell’esistenza.
Ecco come Lughnasadh è simbolicamente la festa della trasformazione e della rinascita all’interno di un’unica legge naturale.

Credi che l'amore sia semplice? Credi che il cuore sia come un diagramma? Tu non hai mai visto un cuore, è come un pugno avvolto nel sangue.



Sedersi davanti alla vita serve, eccome. Lasciare libero il passaggio alla paura. Guardarla dal profilo meno ostile e più severo del coraggio. Intrappolarla infine dentro a una carezza.




Buon compleanno a Giancarlo Giannini

Una sconfitta vale la vita

Decebalo fu un sovrano della Dacia (85 – 106).
Nell'88, il governatore della Mesia superiore, Tettio Giuliano, riuscì a sconfiggere Decebalo nel suo stesso territorio, in una nuova battaglia a Tape (la seconda, vicino all'odierna Bucova). Impegnato però contro la rivolta di Lucio Antonio Saturnino e preoccupato dalla nuova minaccia rappresentata per la provincia di Pannonia dalle tribù germaniche dei iazigi, quadi e marcomanni, Domiziano stipulò la pace con Decebalo, che non solo mantenne tutte le sue terre, ma ottenne anche una specie di sussidio in denaro, accettando però in cambio di diventare re-cliente romano.


Le cose rimasero così fino al regno dell'imperatore Traiano,
che nel 101 invase la Dacia, insieme al generale Lusio Quieto, deciso a chiudere la partita con Decebalo. I romani ottennero una nuova vittoria nella terza battaglia di Tape. Nel 102 le armate romane ottenero una vittoria decisiva nei pressi di Sarmizegetusa Regia. Decebalo si arrese e ottenne di mantenere le sue terre, ma Traiano distrusse alcune importanti roccaforte nemiche, lasciando invece delle guarnigioni romane in quelle risparmiate. Decebalo fu anche costretto a limitare i suoi armamenti. Era una situazione umiliante per il sovrano dacico, che dopo due anni attaccò le guarnigioni nemiche presenti nel suo regno, invadendo di nuovo la Mesia nel 105. La risposta di Traiano fu immediata: in quello stesso anno irruppe ancora in Dacia, sconfiggendo pesantemente Decebalo nei pressi di Sarmizegetusa. Il re dacico si uccise tagliandosi la gola con un pugnale ricurvo. Secondo lo storico Cassio Dione, la sua testa fu esibita come trofeo ai soldati e poi inviata a Roma per essere portata nel trionfo di Traiano.
La Dacia divenne provincia romana e fu popolata con un altissimo numero di coloni romani: a Sarmizegethusa fu fondata la colonia Ulpia Traiana. La nuova provincia si estendeva però solo fino all'altopiano dell'odierna Transilvania, mentre le steppe ad ovest ed est furono semplicemente presidiate da delle guarnigioni.
Lo storico romano Cassio Dione descrive Decebalo come un abilissimo capo militare, esperto d'imboscate e maestro di scontri campali, astuto e pericoloso. Ed è proprio così che viene rappresentato sulla Colonna di Traiano, in cui è fisicamente raffigurato come un uomo di statura media, con folta barba che si congiunge coi baffi e capelli corti. Gli zigomi sono pronunciati e il naso ha larghe narici. La bocca grande e le labbra carnose: Le sopracciglia sono folte, arcuate e ben marcate.