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martedì 17 gennaio 2017

Si dovrebbe essere amati per quello che si è non per quello che si fa.

Sono fortunata. Nonostante il carattere terribilmente contrastante da minare la pazienza di un don Abbondio, ondeggiante sempre tra fantasia e realtà, sono amata proprio per quello che sono; le mie dimenticanze, i miei "ma sì...forse lo farò", i miei aver ragione, i miei racconti fuori dalle righe, le mie lacrime di felicita' o per un film, i miei pochi desideri ,il mio decaffeinato pure macchiato, le mie favole discusse in casa e tante volte solo quelle.
Essere amati, invece, per quello che si fa apparentemente sembra più facile : basta comprimersi un po' alla volta e si finisce per fare sempre la cosa gradita. 
A furia di comprimersi si scompare. Tranquilli, nessuno vi cercherà, basterà continuare a fare senza essere .
Non vi stupite troppo e non dite "io no". A tutti succede di fare senza essere : per amore, per paura, per rabbia, per solitudine, per sentirsi più adeguati, per non sentirsi in colpa, per avere in cambio un sorriso e poi sentire lo stesso calore delle stufe con la fiamma alimentata con le lampadine; peccato che il gelo che si sprigiona e' quasi immediato. Ti avvolge e ti nutre di un torpore ambiguo e non ti accorgi di essere in ipotermia fino a  quando le persone che pensavi ti avrebbero dovuto desiderare per tuo essere, semplicemente iniziano a spostarti semplicemente,appunto, come un pezzo di ghiaccio che ingombra per il tuoi non fare.
A quel punto non hai  la forza di fare, vorresti solo essere,  ma non puoi più. 
Nessuno ti cercherà più SOLO perché SEI. In effetti, a nessuno è mai interessato, a nessuno SEI mai interessato/a. 
Effettivamente sono fortunata.
Nessun testo alternativo automatico disponibile.


sabato 14 gennaio 2017

La morte di un amore è come la morte d'una persona amata. Lascia lo stesso strazio, lo stesso vuoto, lo stesso rifiuto di rassegnarti a quel vuoto. Perfino se l'hai attesa, causata, voluta per autodifesa o buonsenso o bisogno di libertà, quando arriva ti senti invalido. Mutilato. (Oriana Fallaci)

L'immagine può contenere: 1 persona, persona seduta, tabella e spazio al chiuso

E' una famiglia disturbata quella in cui ognuno ha un ruolo fisso.

Nessuno e' libero di esprimere le sue esperienze, desideri, desideri, bisogni, sentimenti, ma deve limitaesi a recitare la sua parte e in suoi ruoli restano rigidi.

Le famiglie disturbate hanno tutte lo stesso difetto : rendono i figli sminuiti nella capacità di comprendere il  ondo nella sua totalità e diversità, incapaci nel credere nell'amore disinteressato e di accettarlo pur non  rendendosenre degni.

Da aduòti crediamo che far funzionare tutto dipenda da noi,ci diamo cintinuamente da fare per dimostrare di essere  buoni, perhcè non crediamo di esserlo  e abbiamo bisogno di stare con persone che possiaamo aiutare per sentirci forti e capaci e non alla mercè degli altri.

Credendo di avere iò controllondella situazione, abbiamo la prova e la sicurezza della nosgtra funzione..

Non abbiamo la minima idea di cosa sia sia la rela zione felice e cosiì ceerchiamo chi non sia cio' che vogliamo per trasformarlo  per merito nostro. Usiamo l'ossessione verso le persone che amiamo per diomenticare  il  nostro dolore e la nostra  profonda solitudibne esistenziale , la ra rabbia, la paura.

Usiamo qualsiasi relazione sentimentale come4 una droga per non pensare quello che sentiremmo se pensassimo ancora a noi stessi.

Siamo  sempre molto acutri nel capire quello che desiderano gli altri , ma non ci rendiamo conto dei nostri sentimenti personalie non siamo caèaci di farci guidare dalle nostre emozioni  NEL FARLE LE NOSTRE SCELTE PERSONALI E IMPORTANTI PER LA NOSTRAQ VITA.

Abbiamo finto per tanto tempo di esserer adulti, chiaedendio cosi' poco e dando cosi' tanto, che ormai sembra cosi' tardi percheè possa venore il nostro turno di ricevere attenzioni, continuiamo ad aiutare ed ascoltare gli sltri, sperando che lA NOSTRA PAURA SCOMPAIA E CHE LA NO STTRA  RICOMPENSA SARA' L'AMORE.

Tutti abbiamo un profondo tim ore dell'abbandono : si pensa che sia meglio stare vicino a chiunque non soddisfi affatti o nostri bisogni ma che comunque in fondo  non ci abbandinin del tutto... piuttosto che rimanere soli.
E sara' difficiler rompere queasta catena finchè non si saraq' giunti ad una comprensione profinda che riduce tutti noi a comportarsi cosi'.L'immagine può contenere: 1 persona, in piedi e scarpe








giovedì 15 dicembre 2016

IL 15 DICEMBRE DEL 37, NACQUE L’IMPERATORE “NERONE“ Lucio Domizio Enobarbo Nerone Claudio Cesare Augusto Germanico (latino: Lucius Domitius Ahenobarbus Nero Claudius Caesar Augustus Germanicus; Anzio, 15 dicembre 37 – Roma, 9 giugno 68) è stato un imperatore romano. (Nato da Agrippina Minore e Gneo Domizio Enobarbo, il futuro imperatore Nerone era discendente diretto di Augusto e della famiglia di Tiberio. Nato con il nome diLucio Domizio Enobarbo, fu il quinto ed ultimo imperatore della dinastia giulio-claudia succedendo al suo padre adottivo Claudio nell'anno 54 e governò per quattordici anni fino al suicidio all'età di 30 anni circa. Utlimo imperatore della dinastia Giulio-Claudia. Salì al trono diciassettenne e governò dal 54 al 68 d.C. Per il primo quinquennio governò in modo tradizionale, aiutato dal prefetto Afranio Burro e dal filosofo Seneca. Il 58, indicato come anno del mutamento, fu l'anno in cui Nerone cominciò a esigere più autorevolezza e volle governare in modo più personale. Nel 60 istituì i giochi chiamati Neronia, costringendo i senatori (e se stesso) a partecipare alle gare, dove emergeva l'immagine del divino imperatore. Intanto intervenne in Oriente e progettò un viaggio in Grecia, per aderire alla politica ellenistica. Nel 62, con il ritiro di Seneca e la morte di Burro, Nerone fu affiancato da Tigellino; nel 64 l'incendio probabilmente accidentale in Roma, del quale fu accusato lo stesso imperatore Nerone, distrusse una considerevole parte della città. Questo diede l'opportunità di una grandiosa ricostruzione, che toccò anche il palazzo imperiale che si espanse dal Palatino al luogo dove ora c'è il Colosseo, che verrà edificato nel 72 d.C. Nel 66 Nerone intraprese il programmato viaggio in Grecia e vi permase troppo a lungo provocando difficoltà interne ed esterne a Roma. Premuto da queste difficoltà, decise di tornare a Roma solo nel 68, quando la situazione era precipitata. Le sconfitte subite da Roma portarono Nerone a farsi uccidere da uno schiavo durante la sua fuga dalla città.