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venerdì 2 agosto 2019

La conosci tu la solitudine?

Sì, quella dei poeti e degli impotenti.
La solitudine?
Quale solitudine?
Ma lo sai che non si è mai soli?
E che dovunque ci portiamo addosso
il peso del nostro passato e anche quello del nostro futuro?
Tutti quelli che abbiamo ucciso sono sempre con noi.
E fossero solo loro, poco male.
Ma ci sono anche quelli che abbiamo amato,
quelli che abbiamo amato e che ci hanno amato.
Il rimpianto,
il desiderio,
il disincanto e la dolcezza,
le puttane e la banda degli dei!
La solitudine risuona di denti che stridono,
chiasso, lamenti perduti…
se soltanto potessi godere la vera solitudine,
non questa mia solitudine infestata dai fantasmi,
ma quella vera,
fatta di silenzio e
tremore d’alberi».
Albert Camus, “Caligola”









sabato 27 luglio 2019

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale ...

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
di Eugenio Montale
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.


"...nascosta sotto il bla bla bla bla bla. È tutto sedimentato sotto il chiacchiericcio e il rumore. Il silenzio e il sentimento. L’emozione e la paura. Gli sparuti incostanti sprazzi di bellezza. E poi lo squallore disgraziato e l’uomo miserabile". (...)

lunedì 22 luglio 2019

Siamo stanchi...

Siamo stanchi di diventare giovani seri,
o contenti per forza, o criminali o nevrotici;
vogliamo ridere, essere innocenti, aspettare
qualcosa dalla vita, chiedere, ignorare.
Non vogliamo essere subito già così sicuri.
Non vogliamo essere subito già così senza sogni.
Questi bellissimi versi di Pasolini, tratti da lettere Luterane hanno diversi piani di lettura e possono essere presi a prestito per formulare i ragionamenti più diversificati estrapolandone il significato.
Di primo acchito suonano come un inno di ribellione da parte dei giovani, giovani d’oggi, i nostri figli, così ignorati e bistrattati da politiche miopi ed egoiste che negli ultimi decenni, bruciando tutte le risorse sull’altare della produttività esasperata hanno bruciato pure i loro sogni e ogni tentativo di progettualità.
Non c’è spazio per loro e paradossalmente, rispetto a noi che siamo passati dal niente al tutto, loro passeranno dal tutto al niente il che significa vedere azzerare qualsiasi tipo di pianificazione che non sia la programmazione di qualcosa da lì a qualche giorno.
Danni irreversibili di cui loro stanno facendo le spese, figli di una globalizzazione che cominciò a profilarsi già negli anni ‘60/70 attraverso uno sviluppo selvaggio che se da un lato produsse il tanto agognato benessere diffuso, di contro creò i presupposti per il dilagare del conformismo e dell’omologazione, punta dell’iceberg di uno straripante edonismo collettivo.
Questi versi di Pasolini, lungimiranti e pregni di significato, si riferivano a quei giovani, perché lo scrittore già allora vedeva il profilarsi dello sgretolamento della società sotto i picconamenti perversi e pervasivi di nuovi modelli culturali che li allontanavano dalla loro primigenia natura.
I versi successivi chiariscono l’enunciato iniziale ed è un chiaro appello nei confronti degli adulti, l’autorità costituita, qua raffigurata nella figura del Signor Maestro perché riconosca e rispetti la loro identità, non li manipoli e li plasmi a sua immagine e somiglianza, assumendo un atteggiamento falsamente protettivo che li privi della possibilità di sbagliare, misurarsi, crescere...
Lo sciopero diventa uno strumento di lotta per affermare il loro diritto di cittadini liberi, consapevoli,
...ma il tempo non gli ha dato ragione.
Sciopero, sciopero, compagni! Per i nostri doveri.
Signor Maestro, la smetta di trattarci come scemi
che bisogna sempre non offendere, non ferire,
non toccare. Non ci aduli, siamo uomini, Signor Maestro!
da P. P. Pasolini, Lettere Luterane – Il progresso come falso progresso

martedì 25 giugno 2019

tako-tsubo

Sono in un luogo sconosciuto, un po' dentro e un po' fuori- Non importa dove andro'. Tutto quello che mi viene in mente e': "mi dispiace".  In tutte le fiabe che ci hanno raccontato da piccole la morale era sempre :"se farai la brava, se rispetterai le regole, se non dirai bugie e se non ingannerai, se farai la brava avrai tutto il meglio, ma se farai la stronza verrai punita."
E se gli stronzi invece fossero quelli che hanno inventato le regole? E se fossero stati proprio i cattivi a inventare quelle storie proprio per impedire ai buoni di avere qualcosa di bello?
Dovrei cominciare con un ordine cronologico,lo so. Ma si puo' dare un ordine al dolore?
Gli essere umani non sono la specie piu' forte del pianeta, nè la piu' veloce, forse  neanche la piu' intelligente. L'unico vantaggio che abbiamo e' l'empatia , la capacita' di collaborare, di aiutarci a vicenda. Possiamo identificarci con gli altri e siamo capaci di compassione, di eroismo, di amore ; tutto questo ci rende piu' forti, piu' veloci, piu' intelligenti. Per questo siamo sopravvisuti e per questo vale la pena vivere. Ma non ho mai conosciuto esseri umani cosi'.
Il primo cavo telegrafico era composto da 548.000 km di fili di rame e si estendeva per 4.500 km sul fondo dell'oceano. Una volta posato il cavo si potevano usare i codici e gli impulsi elletrici per mandare un messaggio dall'altra parte del mondo. Noi esseri umani abbiamo un impulso innato di condividere le nostre idee, il desiderio di sapere che veniamo ascoltati fa parte del nostro bisogno di comunita'. per questo continuiamo a mandare segnali e segni, per questo li cerchiamo negli altri. Siamo sempre in attesa di messaggi sperando di realizzare una connessione. E se non abbiamo ricevuto un messaggio non vuol dire che non sia stato inviato, a volte significa solo che non ascoltiamo abbastanza. Nonostante tutte le nostre tecnologie di comunicazione nessuna invenzione e' efficace come la voce umana.
Quando sentiamo una voce umana istintivamente la vogliamo ascoltare e speriamo di capire, anche quando chi parla sta cercando le parole giuste, anche quando sentiamo solo gridare o cantare. Perche' la voce umana ha un suono diverso da qualsiasi altro al mondo,sentiamo la voce  qualsiasi altro suono la circondi. Per questo 1+1 fa 3, a volte 4, a volte anche 5.
Oggi nasceranno milioni di bambini.Ciascuno di loro e' unico e ciascuno di loro e' un anello della grande catena umana. Appena viene tagliato il cordone ombelicale ciascuno diventa un individuo con speranze , sogni e desideri. Ma ogni essere umano e' l'insieme di una dozzina di apparati. Il corpo umano e' composto da 60 trilioni di cellule e quelle cellule contengono proteine, DNA, organuli. Quello che sembra un individuo in realta' e' una rete. ciascuno di noi e' una comunita' che vive e respira e la cosa non si ferma mai  qui;  perche' dovrebbe? Ogni speranza che nutriamo, ogni sogno che facciamo, ogni desiderio che realizziamo ha un impatto molto piu' grande di quello che immaginiamo.
Nella vita anche se i fili sembrano irreparabilmente sfilacciati non si rompono mai, non completamente. A volte la connessione piu' importante e' qui, e' adesso.
@francescafrancesca