Un monumento al controllo emotivo.
La donna che parla anche ai cavalli ma con frasi composte, usa il punto e virgola con fierezza e considera ogni forma di satira come una minaccia alla civiltà moderna.
Intransigente, precisa, inflessibile: il tipo di persona che avrebbe messo in riga anche Robespierre .
Al massimo un sorriso educato.
Ha fatto del giudizio un’arte marziale.
Per lei ogni errore è una caduta morale, ogni leggerezza un segno di debolezza.
Corretta, composta, : la paladina dell’equilibrio e della coerenza.
Una roccia. Una colonna. Una sentenza.
Poi, all’improvviso: "orsacchiotto....."
E lì il mondo si ferma.
L’inflessibile si scioglie come burro in padella.
La regina di ghiaccio abbassa il tono per accarezzare un peluche digitale.
"Orsacchiotto", capisci? In mezzo a una stanza pubblica, tra adulti consenzienti e testimoni confusi.
Ed eccolo, lui: l’Orsacchiotto.
in chat ha la presenza carismatica di un soprammobile IKEA: inutile, ma inspiegabilmente e freneticamente desiderato..
Viene chiamato “orsacchiotto” da una donna che non si scioglie nemmeno davanti a una bomba nucleare… ma per lui sì, per lui tira fuori le coccole in pubblico.
E lui che fa?
Nulla.
Galleggia.
Pacioso. Passivo. Silenziosamente compiaciuto.
Un mix tra un panda narcotizzato e un segretario d’assemblea che si è perso lo statuto.
"Orsacchiotto" è uno stato mentale: quello di chi campa di attenzioni immeritate, incassando like, cuoricini e appellativi da peluche, mentre ,sotto sotto, considera le donne meno di un tutorial di YouTube sulle viti autofilettanti.
La vera domanda non è chi sia.
È perché.
Perché proprio lui?
Perché questo abbraccio semantico in pubblico a una figura che ha lo spessore di un savoiardo inzuppato?
Ah già… forse perché non la disturba. Non la contraddice.
È il compagno ideale: morbido, innocuo e assolutamente marginale.
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