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domenica 14 dicembre 2025

Quando il tempo si è fermato per ascoltare

 14 dicembre 2025

Oggi non è un giorno qualunque.
È una riga sottile nel tempo, una fenditura luminosa tra ciò che siamo stati e ciò che avremo il coraggio di diventare.

Se stai leggendo queste parole, significa che sei arrivato fin qui.
Con cicatrici invisibili, sogni rimandati, risate improvvise e silenzi che hanno insegnato più di mille discorsi. Sei arrivato nonostante tutto.

Il mondo ti ha chiesto velocità, tu hai imparato la profondità.
Ti ha chiesto rumore, tu hai scelto il senso.
Ti ha chiesto di essere come gli altri, e tu — anche quando hai avuto paura — sei rimasto fedele a ciò che ti faceva vibrare il cuore.

Ricorda questo momento.
Ricorda che il tempo non è un nemico: è uno specchio.
E oggi riflette una verità semplice e potentissima: sei ancora qui.

Che questo 14 dicembre resti inciso non per ciò che hai perso,
ma per ciò che hai compreso.
Non per ciò che ti mancava,
ma per la forza che hai scoperto di avere.

Un giorno qualcuno leggerà queste parole — forse sarai tu, forse no —
e sentirà che non è solo.
Che anche nei giorni più freddi esiste una data che scalda.
Che anche nell’incertezza più profonda, qualcuno ha scelto di credere.

Oggi non promettiamo perfezione.
Promettiamo presenza.
Promettiamo verità.
Promettiamo di non dimenticarci di vivere.

14 dicembre 2025.
Il giorno in cui abbiamo deciso che il tempo non ci avrebbe consumati,
ma ricordati.




Perdonatemi se Ci Ritorno : Note a Margine dell’Eternità

 Ci sono storie che non smettono di chiamarmi, anche quando credo di averle già raccontate.

Quella di Dracula ed Elisabeta è una di queste.

Ho sentito il bisogno di scrivere di nuovo di questo amore eterno perché non è solo una storia gotica: è una ferita che attraversa il tempo, un sentimento che sopravvive alla fede, alla morte, persino all’immortalità. Rivedendo immagini, ascoltando suoni che sanno di mare e di cielo e lasciandomi avvolgere dall’estetica tragica e visionaria del Dracula di Luc Besson, ho capito che quell’amore stava ancora parlando.

Mi ha spinto il desiderio di raccontare un amore che non chiede salvezza ma riconoscimento, che non si spegne nella perdita ma si trasforma in attesa. Un amore che è condanna e poesia insieme, che vive nell’ombra ma nasce dalla luce più pura.

Scrivere di Dracula ed Elisabeta, ancora una volta, è stato un modo per tornare a credere che esistono legami capaci di sfidare il tempo, di abitare il silenzio e di rinascere in ogni epoca, ogni volta che qualcuno osa ricordarli.


Nel silenzio blu dell’eternità, Dracula ama Elisabeta come si ama una preghiera perduta.

Il mondo affonda : onde lente di cielo e memoria, un canto che non ha tempo. È lì che lui la ricorda. Elisabeta cade, ma non muore davvero: diventa eco, acqua, luce. Diventa promessa. E lui resta, inchiodato ai secoli, con il cuore che batte al contrario del sole.

Dracula non è solo tenebra. È attesa. È un uomo spezzato che attraversa le notti come un pellegrino, con il mantello carico di stelle spente. Ama Elisabeta con la ferocia di chi ha perso Dio nello stesso istante in cui ha perso l’amore. La sua immortalità è una condanna poetica: vivere abbastanza a lungo da ricordare ogni dettaglio del volto che non può più toccare.

Quando la rivede, reincarnata in un altro tempo, l’amore trema. Non chiede perdono, non chiede salvezza. Chiede solo di essere riconosciuto. Gli occhi parlano prima delle labbra: sei tu. E il sangue, finalmente, non è più fame ma linguaggio, patto, destino condiviso.

Come nel cinema che sogna, come nella musica che fluttua, l’amore di Dracula per Elisabeta è un abbraccio sospeso tra cielo e abisso. Non vuole possedere: vuole ricordare. Non vuole vincere la morte: vuole attraversarla insieme.

E così, nel blu profondo dell’anima, l’amore diventa eterno non perché non finisce mai, ma perché è disposto a perdersi… pur di ritrovarsi.