Benvenuti

Benvenuti

domenica 31 dicembre 2017

Buon Anno Nuovo

ALLA MIA NAZIONE
"Non popolo arabo, non popolo balcanico, non popolo antico,
ma nazione vivente, ma nazione europea:
e cosa sei? Terra di bambini vecchi e idioti,
con capi di governo ridicoli, vescovi scoreggioni, 
avvocatucci con la brillantina in testa e i piedi sporchi,
funzionari comunisti carogne come gli zii reazionari,
una caserma, un seminario, una spiaggia libera, un casino!
Milioni di piccoli borghesi come milioni di porci
pascolano sospingendosi sotto i gloriosi palazzi,
per le vie coloniali, sporche come ospedali.
Proprio perché tu sei esistita, adesso non esisti,
proprio perché fosti cosciente, non sei innocente.


Sprofonda in questo tuo mare, libera il mondo." (Pier Paolo Pasolini)

giovedì 21 dicembre 2017

Non dimentico i momenti in cui mi mancava il respiro per il pianto, neanche quelli in cui mi mancava per l'emozione. Ciò che mi segna, mi segna per sempre.

Trattale bene le persone che si raccontano. Hanno avuto il coraggio di rubare attimi della propria vita e di metterli nelle tue mani.



Auguri Lauretta

Essere se stessi con gli altri ha l'incredibile vantaggio di allontanare senza sforzo chi si è ritrovato nella tua vita per sbaglio.

L’inverno è il tempo del conforto, del buon cibo, del tocco di una mano amica e di una chiacchierata accanto al fuoco: è il tempo della casa.

Sono così, non seguo schemi, non uso tattiche, mi affido al mio istinto. Non sarò mai come vorrebbero che fossi. Non cambio, non mi adeguo. Io mi ostino. Una come me o la ami o la odi, e se non ti ci trovi bene sin da subito, fidati, non accadrà nemmeno col tempo...

Dimmelo sempre piano ma dimostramelo forte.

Beato, chi almeno una volta, almeno chiudendo gli occhi ha potuto dimenticarvi tutti , inutili come un raffreddore e sobri come l'acqua minerale. :) AUGURI A TUTTI!!!

martedì 5 dicembre 2017

Perché il capitalismo ci preferisce infantili, capricciosi e precari

Il tentativo è rendere la società per sempre giovane, cioè dedita al consumo senza autorità e al ribellismo verso le forme mature dell’eticità borghese.

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola 


– La forma repressiva del capitalismo dialettico si è da tempo capovolta in quella permissiva del capitalismo assoluto: il suddito diventa consumatore la cui libertà si estende senza limiti fin dove si estende la sua capacità di acquisto. Alla morte di Dio segue, dunque, l’avvento non già dell’Oltreuomo profetizzato da Nietzsche, bensì del consumatore senza identità e senza spessore. Questi, a differenza dell’uomo maturo in grado di dire di no, deve essere permanentemente nella condizione del ragazzo immaturo, in balìa di desideri ai quali può soltanto cedere e ai quali, come Pinocchio nel Paese dei Balocchi, non è in grado di porre fine.
Il sistema della finanza planetaria e flessibile è, per sua natura, giovanilistico non solo perché nega la possibilità delle forme mature dell’eticità e vive di quella precarietà che caratterizza fisiologicamente la fase giovanile. Accanto a questi motivi, vi è anche il collegamento tra consumismo e giovinezza, ossia la propensione degli individui di età giovane all’acquisto incontrollato di merci, alla flessibilità degli stili di vita, al godimento disinibito, al ribellismo verso le norme stabili.
A differenza dell’uomo maturo borghese, progettuale e stabilizzato nelle forme di esistenza alle quali ha scelto di consegnarsi, l’eterno giovane post-borghese e ultra-capitalistico vive l’eterno presente instabile e non stabilizzabile dell’adolescenza perpetua estesa a ogni età dell’esistenza, centrata sul godimento aprospettico, aprogettuale e senza differimenti del life is now. La vita cessa di essere concepita e vissuta come un progetto fondato sulla stabilizzazione delle sue forme: prende a essere intesa come successione rettilinea e puntiforme di istanti sconnessi ed episodici, autonomi e tutti volti in senso esclusivo alla massimizzazione aprospettica del momento.
Il giovane si riconferma, così, il soggetto ideale per l’adesione al modello consumistico americano-centrico, per il nichilismo anarco-consumistico delle moltitudini eternamente giovani, instabili, anglofone e immature. Ed è per questa ragione che la tendenza del capitalismo flessibile coincide con l’infantilizzazione del mondo della vita, ossia con il tentativo di rendere la società permanente giovane, cioè dedita al consumo senza autorità e al ribellismo verso le forme mature dell’eticità borghese (negate realmente dalla logica del capitale e avversate ideologicamente dai giovani).
Il capitalismo flessibile e precario è, per sua stessa natura, giovanilistico. Esalta il giovane, perché esso – senza diritti e senza maturità, senza stabilità e biologicamente precario e in fieri – è il suo soggetto antropologico privilegiato; e questo non solo per via della scarsa compatibilità delle fasce non giovani con la nuova logica flessibile (da cui il sempre ribadito invito che la tirannia della pubblicità rivolge anche ai non giovani a vivere come se lo fossero), ma anche in ragione del fatto che il nuovo assetto della produzione e del consumo coarta l’intero “parco umano” a vivere alla stregua dei giovani, ossia in forme provvisorie, precarie e mai mature, perennemente in attesa di un assestamento sempre differito. Il capitalismo flessibile ci vuole tutti eternamente giovani, perché, a prescindere dall’età, permanentemente immaturi e non stabilizzati, disposti ad accettare di buon grado le forme coattive della precarietà e del mondo della vita deeticizzato.
D’altro canto, se oggi si è considerati “diversamente giovani” fino a cinquant’anni, è perché si è idealmente precari fino al termine della propria attività lavorativa, sia nella vita sociale sia in quella affettiva, incapaci cioè di stabilizzare la propria esistenza nelle tradizionali forme dell’etica borghese e proletaria, ormai superata dal nuovo modo della produzione flessibile, post-borghese e post-proletario.
L’imperativo del tutto e subito
La maturità borghese dell’età adulta con possibile coscienza infelice è stata sostituita dall’immaturità post-borghese con incoscienza felice dell’età giovanile. La capacità di progettare futuri stabilizzando l’esistenza mediante le forme della vita etica e mediante l’intreccio ragionato di legge e desiderio quale si esprime nell’austero imperativo categorico kantiano, ha ceduto il passo al presentismo assoluto e aprospettico della fase odierna del finanz-capitalismo. In essa, l’instabilità come cifra dell’esistenza, con la sua strutturale impossibilità di sedimentarsi in forme fisse, non permette la progettazione dell’avvenire. Impone, come unico imperativo, quello sadiano del godimento immediato e senza misura, autistico e tutto proiettato nell’hic et nunc di un presente pensato, pur nella sua instabilità, come sola dimensione temporale disponibile.

martedì 28 novembre 2017

Esserci quando è il momento e non quando hai un momento. La differenza è tutta qui.

Certe persone compiono azioni strane credendo che io non me ne accorga. Ma la verità è che mentre loro pensano che io non noti nulla, ho già cambiato parere su di loro.

Prima di guarire qualcuno chiedergli sempre se sarebbe disposto a rinunciare alle cose che lo hanno fatto ammalare. Ippocrate

Un giorno normale. Quando la normalità si trasforma in magia

Le giornate delle mamme a volte sembrano interminabili, possono essere molto complicate e faticose, specialmente con due bambini molto piccoli. Mentre si deve prestare le cure al più piccolo di casa, dobbiamo far fronte alla ricerca di attenzioni del figlio/a più grande.
Anche se tutto questo tante volte ci sembra stancante sono momenti magici e veder crescere il proprio figlio è meraviglioso, ogni loro progresso per noi è una gioia immensa. Le giornate sono lunghe, ma gli anni sono brevi. In onore della festa della mamma, la vlogger Esther Anderson ha realizzato questo dolcissimo video “A normal day”, dove mostra una tipica giornata di una mamma con i suoi due figli vista sia dal punto di vista del genitore, che di sua figlia.
Mentre la mamma è visibilmente stanca, i ricordi di quella giornata della figlia vi lasceranno senza parole. “La tua normalità potrebbe essere la loro magia”
E' stato come vedermi in un tempo ormai passato ma di cui tutti noi conserviamo la pura sincerità dell'amore che continua a nutrirci.
Dedicato ai miei due tesori 

venerdì 10 novembre 2017

«L’ITALIA È MALATA, DI MENTE.» DI ANDREA PURGATORI

Intervista con Vittorino Andreoli


«L’Italia è un paziente malato di mente. Malato grave. Dal punto di vista psichiatrico, direi che è da ricovero. Però non ci sono più i manicomi”. Il professor Vittorino Andreoli, uno dei massimi esponenti della psichiatria contemporanea, ex direttore del Dipartimento di psichiatria di Verona, membro della New York Academy of Sciences e presidente del Section Committee on Psychopathology of Expression della World Psychiatric Association ha messo idealmente sul lettino questo Paese che si dibatte tra crisi economica e caos politico e si è fatto un’idea precisa del malessere del suo popolo. Un’idea drammatica. Con una premessa: “Che io vedo gli italiani da italiano, in questo momento particolare. Quindi, sia chiaro che questa è una visione degli altri e nello stesso tempo di me. Come in uno specchio».
 
Quali sono i sintomi della malattia mentale dell’Italia, professor Andreoli?
“Ne ho individuati quattro. Il primo lo definirei “masochismo nascosto”. Il piacere di trattarsi male e quasi goderne. Però, dietro la maschera dell’esibizionismo”.
 
Mi faccia capire questa storia della maschera.
“Beh, basta ascoltare gli italiani e i racconti meravigliosi delle loro vacanze, della loro famiglia. Ho fatto questo, ho fatto quello. Sono stato in quel ristorante, il più caro naturalmente. Mio figlio è straordinario, quello piccolo poi…”.
 
Esibizionisti.
“Ma certo, è questa la maschera che nasconde il masochismo. E poi tenga presente che generalmente l’esibizionismo è un disturbo della sessualità. Mostrare il proprio organo, ma non perché sia potente. Per compensare l’impotenza”.
 
Viene da pensare a certi politici. Anzi, a un politico in particolare.
“Pensi pure quello che vuole. Io faccio lo psichiatra e le parlo di questo sintomo degli italiani, di noi italiani. Del masochismo mascherato dall’esibizionismo. Tipo: non ho una lira ma mostro il portafoglio, anche se dentro non c’è niente. Oppure: sono vecchio, però metto un paio di jeans per sembrare più giovane e una conchiglia nel punto dove lei sa, così sembra che lì ci sia qualcosa e invece non c’è niente”.


Secondo sintomo.
“L’individualismo spietato. E badi che ci tengo a questo aggettivo. Perché un certo individualismo è normale, uno deve avere la sua identità a cui si attacca la stima. Ma quando diventa spietato…”.
 
Cattivo.
“Sì, ma spietato è ancora di più. Immagini dieci persone su una scialuppa, col mare agitato e il rischio di andare sotto. Ecco, invece di dire “cosa possiamo fare insieme noi dieci per salvarci?”, scatta l’io. Io faccio così, io posso nuotare, io me la cavo in questo modo… individualismo spietato, che al massimo si estende a un piccolissimo clan. Magari alla ragazza che sta insieme a te sulla scialuppa. All’amante più che alla moglie, forse a un amico. Quindi, quando parliamo di gruppo, in realtà parliamo di individualismo allargato”.
 
Terzo sintomo della malattia mentale degli italiani?
“La recita”.
 
La recita?
“Aaaahhh, proprio così… noi non esistiamo se non parliamo. Noi esistiamo per quello che diciamo, non per quello che abbiamo fatto. Ecco la patologia della recita: l’italiano indossa la maschera e non sa più qual è il suo volto. Guarda uno spettacolo a teatro o un film, ma non gli basta. No, sta bene solo se recita, se diventa lui l’attore. Guarda il film e parla. Ah, che meraviglia: sto parlando, tutti mi dovete ascoltare. Ma li ha visti gli inglesi?”.
 
Che fanno gli inglesi?
“Non parlano mai. Invece noi parliamo anche quando ascoltiamo la musica, quando leggiamo il giornale. Mi permetta di ricordare uno che aveva capito benissimo gli italiani, che era Luigi Pirandello. Aveva capito la follia perché aveva una moglie malata di mente. Uno nessuno e centomila è una delle più grandi opere mai scritte ed è perfetta per comprendere la nostra malattia mentale”.

Torniamo ai sintomi, professore.
“No, no. Rimaniamo alla maschera. Pensi a quelli che vanno in vacanza. Dicono che sono stati fuori quindici giorni e invece è una settimana. Oppure raccontano che hanno una terrazza stupenda e invece vivono in un monolocale con un’unica finestra e un vaso di fiori secchi sul davanzale. Non è magnifico? E a forza di raccontarlo, quando vanno a casa si convincono di avere sul serio una terrazza piena di piante. E poi c’è il quarto sintomo, importantissimo. Riguarda la fede…”.
 
Con la fede non si scherza.
“Mica quella in dio, lasciamo perdere. Io parlo del credere. Pensare che domani, alle otto del mattino ci sarà il miracolo. Poi se li fa dio, San Gennaro o chiunque altro poco importa. Insomma, per capirci, noi viviamo in un disastro, in una cloaca ma crediamo che domattina alle otto ci sarà il miracolo che ci cambia la vita. Aspettiamo Godot, che non c’è. Ma vai a spiegarlo agli italiani. Che cazzo vuoi, ti rispondono. Domattina alle otto arriva Godot. Quindi, non vale la pena di fare niente. E’ una fede incredibile, anche se detta così sembra un paradosso. Chi se ne importa se ci governa uno o l’altro, se viene il padre eterno o Berlusconi, chi se ne importa dei conti e della Corte dei conti, tanto domattina alle otto c’è il miracolo”.
 
Masochismo nascosto, individualismo spietato, recita, fede nel miracolo. Siamo messi malissimo, professor Andreoli.
“Proprio così. Nessuno psichiatra può salvare questo paziente che è l’Italia. Non posso nemmeno toglierti questi sintomi, perché senza ti sentiresti morto. Se ti togliessi la maschera ti vergogneresti, perché abbiamo perso la faccia dappertutto. Se ti togliessi la fede, ti vedresti meschino. Insomma, se trattassimo questo paziente secondo la ragione, secondo la psichiatria, lo metteremmo in una condizione che lo aggraverebbe. In conclusione, senza questi sintomi il popolo italiano non potrebbe che andare verso un suicidio di massa”.
 
E allora?
“Allora ci vorrebbe il manicomio. Ma siccome siamo tanti, l’unica considerazione è che il manicomio è l’Italia. E l’unico sano, che potrebbe essere lo psichiatra, visto da tutti questi malati è considerato matto”.
 
Scherza o dice sul serio?
“Ho cercato di usare un tono realistico facendo dell’ironia, un tono italiano. Però adesso le dico che ogni criterio di buona economia o di buona politica su di noi non funziona, perché in questo momento la nostra malattia è vista come una salvezza. E’ come se dicessi a un credente che dio non esiste e che invece di pregare dovrebbe andare in piazza a fare la rivoluzione. Oppure, da psichiatra, dovrei dire a tutti quelli che stanno facendo le vacanze, ma in realtà non le fanno perché non hanno una lira, tornate a casa e andate in piazza, andate a votare, togliete il potere a quello che dice che bisogna abbattere la magistratura perché non fa quello che vuole lui. Ma non lo farebbero, perché si mettono la maschera e dicono che gli va tutto benissimo”.
 
Guardi, professore, che non sono tutti malati. Ci sono anche molti sani in circolazione. Secondo lei che fanno?
“Piangono, si lamentano. Ma non sono sani, sono malati anche loro. Sono vicini a una depressione che noi psichiatri chiamiamo anaclitica. Penso agli uomini di cultura, quelli veri. Che ormai leggono solo Ungaretti e magari quel verso stupendo che andrebbe benissimo per il paziente Italia che abbiamo visitato adesso e dice più o meno: l’uomo… attaccato nel vuoto al suo filo di ragno”.
 
E lei, perché non se ne va?
“Perché faccio lo psichiatra, e vedo persone molto più disperate di me”.
 
Grazie della seduta, professore.
“Prego”.



Un affettuoso abbraccio al mio grande prof.
Huffington Post

giovedì 7 settembre 2017

Patricia, citando William Faulkner, si rivolge a Michel e gli dice «Fra il dolore e il nulla io scelgo il dolore» chiedendogli poi: «E tu, cosa sceglieresti?». Ne parlano un po', si distraggono, si guardano. Per più di mezz'ora la macchina da presa non si sposta da quella camera da letto. Uno spaccato di vita, semplice, quotidiana, reale. Mi ha ricordato quei rari momenti in cui parli con qualcuno che sembra capire tutto di te, qualcuno che ti ascolta e sorride, qualcuno che è capace di fermare il tempo. Ma non ero certa di aver mai provato qualcosa di simile. Quel giorno Godard mi insegnò che si può andare avanti anche stando fermi, che si può conoscere anche senza parlare. Qualche anno dopo mi imbattei di nuovo in "A bout de souffle". Era fra gli scaffali di una libreria, in offerta a due euro. Era un giorno d'estate, il giorno prima di un esame importante, e io invece di studiare avevo passato la giornata a parlare con due mie amiche, passeggiando per le strade del centro discutendo dei massimi sistemi del mondo. Era uno di quei giorni perfetti in cui le cose riescono a incastrarsi senza il minimo sforzo. Quella sera riguardai il film insieme a loro, ritrovai la stessa sensazione di serenità e dolore che quella scena mi aveva trasmesso e guardai le mie amiche emozionarsi. Perchè era reale, noi eravamo reali, quel momento l'avevamo appena vissuto. E il tempo si era fermato davvero.

mercoledì 28 giugno 2017

l tempo senza età. La vecchiaia non esiste di Marc Augé “Invecchio, dunque vivo. Sono invecchiato, dunque sono”.

Tutti, se siamo fortunati, invecchiamo. Ma la vecchiaia è, come comunemente si suol dire, “una brutta bestia”, un “animale permaloso” che bisogna conoscere bene per non permettergli di aggredirci.
“Dimmi come invecchi e ti dirò chi sei stato”. Vero, ma per giudicare bisogna conoscere meglio l’essenza del tema.
Uno dei ruoli degli intellettuali come Augé – etnologo e scrittore reso celebre dalla teoria dei non-luoghi – è farci riflettere su ciò che tendiamo a ignorare o sottovalutare, metterci di fronte a quello specchio che anno dopo anno rifletterà un volto diverso, irriconoscibile, lontano dall’immagine che ognuno di noi mantiene dentro.
Una delle caratteristiche fondamentali della società occidentale degli ultimi decenni è la capacità, la volontà di rimozione di alcune categorie spazio-temporali. Le distanze geografiche quasi azzerate, ad esempio, negli spostamenti aerei fanno perdere il senso della lontananza anche culturale di paesi e popoli, così come la volontà di cancellare la vecchiaia, di rimuoverla nel pensiero comune costringe a fare i conti con il passare degli anni – se ci si arriva in salute - spesso all’improvviso (come un atterraggio imprevisto in una terra sconosciuta) e con imbarazzo, fastidio, dolore.
“Così gli anni scorrevano, lavorando e viaggiando, imparando, leggendo, collezionando e gustando. Una mattina del 1931 mi sono svegliato: avevo cinquant’anni”. Dimentichiamo che in questo testo c’erano già le premesse del suo suicidio e cogliamone il lato didascalico, che Augé raccoglie e rilancia traendo spunto anche da altre autobiografie illustri in cui la scrittura diventa lo strumento che permette all’autore di sostituire l’età con il tempo.

Rimandiamo la vecchiaia, cerchiamo di respingerla fermandola attraverso il corpo. “Se si vuole rimanere giovani si deve insegnare al corpo a dissimulare o mentire. Mentire a chi? Agli altri e a se stessi”.
Paradossalmente possiamo dire che sia vero pure il contrario.
Tutta la nostra esistenza è scandita dall’età e dai limiti che questa età impone, la società ci ricorda continuamente in quale punto dell’arco della vita siamo posizionati e, di conseguenza, il ruolo che svolgiamo; raggiunto il suo vertice diventa molto difficile affrontare la curva discendente. Le persone che ci stanno accanto ci mettono di fronte alla realtà in molti modi, ma “io sono davvero questi quaranta, cinquanta, sessant’anni o più attraverso i quali mi trovo condannato a definirmi?
 In un certo senso è così e sono gli altri, la società e le sue regole che lo decidono”.
Una frase colpisce particolarmente: la vecchiaia, quell’insondabile e nebuloso tempo senza età che emerge da questo saggio (che, in fondo, genera molte più domande che risposte), si riassume in “qualche vuoto di memoria che riveste i giorni passati di una strana inconsistenza, la consapevolezza dei vincoli esterni di qualunque natura che hanno pesato sulla nostra vita fino al punto di farci dubitare, a volte, che sia stata davvero la nostra e, infine, il presentimento che il nostro futuro non si coordinerà con il presente più di quanto quest’ultimo con il passato che l’ha preceduto ma gli sfugge”.
In sostanza: la vecchiaia non esiste e tutti muoiono giovani.

Recensione di Giulia Mozzato


martedì 27 giugno 2017

Ci sono persone che le parole non le trattengono. Non so se le hai mai conosciute. Sono quelle persone che se qualcosa non va, ti prendono, ti guardano dritto negli occhi e ti tengono lì fino a che non avete risolto. Lo fanno perché ci credono........Poi, un giorno, inaspettatamente, rimangono in silenzio. Non parlano più. E allora, chi le vede s’acquieta, pensa che finalmente ce l’ha fatta ad avere un po’ di silenzio. Non sa che persone così, quando cominciano a trattenere la parola, hanno semplicemente smesso di crederci.

L'immagine può contenere: 1 persona

SEI LIBERO DI ANDARE

A pensarci bene, ci insegnano fin da piccoli che portare a termine le cose è un valore positivo. Ma un valore non è mai positivo in assoluto, dipende sempre dal soggetto. Per esempio, un bambino molto sovrappeso è meglio che il piatto non lo finisca.

NON PORTARE A TERMINE QUALCOSA PUÒ ESSERE PROPRIO QUELLO CHE DEVI FARE

Siccome i valori sono tutti relativi, dovremmo essere in grado di trovare dei casi in cui non portare a termine quello che si è iniziato sia la cosa giusta da fare.
È il caso di tutti gli investimenti distruttivi.

SEI LIBERO DI ANDARE.

È difficile, molto difficile. Ma ricorda che in qualsiasi momento sei libero di andare. La vita è una sola, ed è troppo breve per viverla nel rimpianto.
La nostra prigione sono le aspettative degli altri. Non solo della persona da cui vorresti allontanarti, ma anche di tutte quelle che vi circondano. Non si può contraddire gli altri senza fare fatica né senza soffrire almeno un pochino. Gli altri sanno essere molto cattivi quando l’idea che hanno di te non è confermata dal tuo comportamento.
Non importa. Quello che puoi ottenere ripartendo da zero è la tua libertà.

martedì 20 giugno 2017

I lividi peggiori ce li facciamo volendo bene.



Nessun testo alternativo automatico disponibile.

perchè da un po' di anni vedo solo ragazzini iperattivi?

Possibile che nessun abbia insegnato loro a gestire la noia con scarna e a volte anche poverissima  creativita'? O pigiano freneticamente le dita su un hipad(su scrive cosi? non me ne frega niente!) o li pigiano sul controller di una consolle o li pigiano sulle palle dei genitori perche' si sbattano a far qualcosa di sempre sorridente per carita' ,perche' altrimenti potrebbero avere danni permanenti della personalita'.
Che futuro avranno sti' ragazzini e non parlo dal punto di vista lavorativo,a quello hanno pensato gia' i governi passati ed attuali, parlo del loro fottuto futuro caratteriale,personale,quando la giostra sara' finita,perche' finira'.
A me piu' che bambini normali sembrano macchinette iperstimolate dai giochi,dai video, sempre saltellanti,difficilmente riflessivi. Devono avere sempre qualcosa da vedere, da mangiare, da fare .Concentrazione su un argomento piu di 5 min ,zero, concentrazione piu' di 5 minuti su qualcosa che non sia attivo ed iperstimolante, zero; brutto futuro, brutta generazione quella che non sa gestire il nulla in cmpagnia solo di  se stesso.

NON PUOI ESSERE FELICE SE LOTTI SEMPRE CONTRO TE STESSO

riassumendo,  i motivatori dicono : se non ti svegli alle 5 del mattino e ti ripeti che oggi è un altro grande balzo verso il successo, rischi di diventare vecchio prima di raggiungere la tanto sospirata felicità.
Sono pazzi.  Quello che manca a tutti questi discorsi è l’umanità. Non credo di essere l’unica persona felice di alzarsi alle dieci, di oziare, di leggere un libro che non gli servirà a migliorare nessun aspetto immediato della sua esistenza ma solo a saziare la curiosità del mondo.
 E' VERO ANCHE CHE   la mia serenità non cadrà dal cielo, dovrò agire per trovarla e anche quando l’avrò trovata dovrò agire per tenermela stretta. Però credo che la vita non sia bianco o nero. Accetto la presenza del grigio, del rosa, del giallo e di qualsiasi altro colore.
Perché nella vita dovremmo prima di tutto volerci bene e ascoltare i messaggi del nostro corpo che ogni tanto non ce la fa più, vuole solo riposare.
Non siamo obbligati ad avere più soldi degli altri, più responsabilità degli altri, più potere degli altri. Si può essere felici anche lavorando meno, faticando meno e senza alcun potere E CONTROLLO SU NESSUNO ,NEMMENO SUI PROPRI CARI ,  ma solo con la libertà di scegliere la nostra vita.

lunedì 19 giugno 2017

C'è sempre qualcuno nell'altra stanza che pensa che tu stia meglio da solo.

C'è sempre qualcuno nell'altra stanza che pensa che tu stia pensando a qualcun altro o che pensa che a te non importi di nessuno tranne che di te stesso in quella stanza. Stronzate, sono solo alibi. Pensate meno e agite di più.
L'immagine può contenere: 1 persona, albero e spazio all'aperto


martedì 13 giugno 2017

PERCHè SI HA SEMPRE UNO SFACCIATO PUDORE DEI PROPRI MOMENTI DI MALESSERE?
Leggo, leggo , leggo. Ascolto, ascolto, ascolto. Son tutti bravi,tutti splendenti,tutti perfetti.
Oltre ad essere noioso questo stereotipo e' ridicolo, coprente ma visibilissimo e soprattutto,appunto, inverosimile.
Scrivono,  parlano con la biacca del clown ben spalmata; a volte vogliono darti anche insegnamenti di vita. Perche' scrivete sempre che va tutto bene?
Non vi sembra un po' da imbecilli?
Magari avete pensieri scuri, a me succede, magari vi svegliate in preda all'ansia, a me succede, magari non sapete proprio che decisione prendere. a me succede, magari avette paura, a me succede, magari vi mangiate 10 cioccolatini di fila, no, a me questo non succede(vedi post precedente)......magari vorreste che qualcuno si fosse comportato n maniera diversa e questo vi fa incazzare oltre misura, a me succede.
Quindi,in conclusione, non siate bugiardi, siate semplicemente umani. Al web, ai social, alle persone in generale non importa assolutamente nulla se siete in o out; passano attraverso, semplicemente si esiste in modo irrilevante lo spazio di un'onda sonora o di una riga.
In questo spazio vale la pena essere se stessi, sempre.

giovedì 25 maggio 2017

Sono amica di una ragazza Pro-ana....

Ana non e' l'associazione nazionale alpini, anche se formalmente è anche quello. Sono gruppi che promuovono l'anoressia come forma di evoluzione mentale, di superamento dei meri bisogni materiali e altre necessita' che considerano di bassissimo livello,come il cibo,
 per raggiungere un'evoluzione spirituale ed un 'autonomia personale che è al di sopra dell'umana e normale resistenza. Tutto ciò effettivamente spesso porta inizialmente ad un senso di onnipotenza e di superamento della materialità della vita. L'essere spirituale emerge prepotentemente schiacciando tutto il resto. Ci si sente angeli e demoni, si riescono a dare performance mai raggiunte prima. L'inganno pero' e alla porta e busserà presto, richiedendo il debito di tutto quello che ti sei fatta mancare, Il debito spesso è maggiorato, ma ormai il circolo è completato e tu continui ad immolarti ogni santo giorno ,come un sacrificio ripetuto, anche se sta diventando doloroso, per pagare il prezzo di una illusoria indipendenza psichica dalla materialità della vita che dovrebbe portarti alla superiorità. Quando ero io ana non esistevano gruppi, si vagava soli , alternando periodi di spettacolare lucidità per prestazioni intellettuali a brevissimi periodi di ricerca per capire. Chi è stata fortunata ,  come me, ha trovato la forza nella vita stessa e non ha mai raggiunto livelli irreversibili, ma vi assicuro che il passo è brevissimo.
Vorrei che queste persone capissero e mi adopero anche per questo, che il loro percorso di liberazione si concluderà ,se si arriva in fondo, solo con la morte. Potrebbero obiettarmi che la morte e' la massima liberazione dai bisogni materiali. e' vero, ma è vero anche che è la negazione dei livelli massimi di intelligenza ,di risultati, di vittorie ,che noi ,si sa, amiamo tanto raggiungere. Quindi il prezzo da pagare non è positivo, è un pessimo investimento,  è la distruzione di quello che noi ,in fondo, amiamo più di ogni altra cosa : la vita e la sublimazione di essa. So che ci porteremo sempre dentro ricordi dolorosi di questa fase della vita, so anche che saremo sempre vigili ed attenti a non superare certe soglie di nutrizione, ma questo non ci impedirà di fare grandi cose rispettando il nostro corpo e la nostra mente, dando loro fiducia ed equilibrio. Diamo fiducia alla vita, diamoci pure delle regole, ma regole sostenibili, regole amiche, regole alleate dello splendore che meritiamo, non alleate del buio , della privazione assoluta e di alterati risultati estetici che noi stesse per prime normalmente allontaneremo come orribili, amanti come siamo del bello, di quell'estetica che poi non riuscirai più a riconoscere, a vedere quando ti guardi allo specchio. Scappa lontano dal mostro, è solo un' illusione, non farti mangiare viva.




"The Sound of Silence" has gone double-platinum! Thanks to all of our amazing Disturbed Ones for their continued support of the song and our latest album, Immortalized!



che vi avevo scritto?? La bellezza la riconosco :))

martedì 7 febbraio 2017

Se le foglie morte e i tombini diventano “i più importanti successi” della Raggi

Il "piano foglie" e il "piano caditoie" spacciati come "i più importanti successi di Virginia Raggi". Quella che dovrebbe essere l'ordinaria amministrazione diventa, per Beppe Grillo, non solo un risultato ottenuto dalla giunta a 5 Stelle, ma anche una vittoria da elogiare e condividere sui social network. E invece alcuni dei 43 presunti "successi" della sindaca sono risultati ottenuti da passate amministrazioni, previsioni di spesa oppure lavori che per una città come Roma dovrebbero rappresentare la normalità. E' vero che, spesso, nella Capitale l'ordinario diventa straordinario, ma spazzare le foglie dalla strada non può diventare un "importante successo" da propagandare.

La sindaca rivendica di aver stanziato oltre 430 milioni di euro per il trasporto pubblico locale. E' vero, sono soldi inseriti nel bilancio di previsione approvato nelle scorse settimane dopo l'iniziale bocciatura dell'Oref. Sono però finanziamenti che serviranno in gran parte per completare un piccolo (ma importantissimo, non c'è dubbio) tratto della Metro C, un'opera voluta da altre amministrazioni. Raggi scrive di aver aperto al pubblico, per la prima volta, l'area archeologica del Circo Massimo, che definisce "il più grande edificio, per lo spettacolo, dell'antichità". Vero, ma accade semplicemente perché, dopo anni, sono terminati i lavori. E' vero anche che la giunta grillina ha approvato la definitiva pedonalizzazione dei Fori Imperiali durante le domeniche e i festivi. Una battaglia, questa, che l'ex sindaco Marino ha combattuto (la prima cosa che fece quando è stato eletto sindaco e l'ultimo sogno prima di dimettersi) e per questo è stato aspramente criticato, anche dai 5 Stelle, che fino a questa estate volevano riaprire la strada al traffico. Inoltre, sempre leggendo il lungo elenco pubblicato sul blog di Grillo, saranno investiti 18 milioni di euro per le periferie di Roma: vero anche questo. Ma si tratta di denaro messo a disposizione del governo, come viene ricordato giustamente sul blog. Dei progetti per le periferie, però, non c'è traccia. In conclusione: elencare i tutti i provvedimenti adottati dalla sindaca Raggi da quando è stata eletta sindaca va bene, ma allora il titolo è sbagliato. I "più importanti successi" potrebbero essere cinque, dieci. Ma non 43. E infatti…


Cosa fai quando sei sola? Leggo un libro. E quando sei in compagnia? Leggo le persone.

L'immagine può contenere: 1 persona, in piedi, matrimonio e spazio al chiuso Buongiorno



lunedì 6 febbraio 2017

La Donna che non riesce a rendere affascinate i suoi errori è solo una femmina. Oscar Wilde

L'immagine può contenere: una o più persone e spazio all'aperto

Occorre sbarazzarsi del cattivo gusto di voler andare d'accordo con tutti. Le cose grandi ai grandi, gli abissi ai profondi, le finezze ai sottili. Le rarità ai rari.

L'immagine può contenere: una o più persone e persone sedute

Ci sono le donne…. e poi ci sono le donne donne E quelle non devi provare a capirle, sarebbe una battaglia persa in partenza. Le devi prendere e basta. Devi prenderle e baciarle, e non dare loro il tempo di pensare. Devi spazzare via, con un abbraccio che toglie il fiato, quelle paure che ti sapranno confidare una volta soltanto, a bassa bassissima voce. Perché si vergognano delle proprie debolezze e, dopo avertele raccontate, si tormenteranno al pensiero che scoprendo il fianco e mostrandosi umane e facili e bisognose per un piccolo fottutissimo attimo, vedranno le tue spalle voltarsi ed i tuoi passi allontanarsi. Perciò prendile e amale. Amale vestite, e senza trucco che a spogliarsi sono brave tutte. Amale indifese e senza trucco, amale addormentate, un po’ ammaccate quando il sonno le stropiccia. Amale sapendo che non ne hanno bisogno, sanno bastare a se stesse. Ma appunto per questo, sapranno amare te come nessuna

L'immagine può contenere: una o più persone e persone sedute

Il 6 febbraio in tutto il mondo si celebra la Giornata Mondiale contro l’infibulazione e le mutilazioni genitali femminili, un modo per rompere finalmente il silenzio su questa vergognosa violazione.

non possiamo più fingere che sia una pratica a noi lontana perché anche in Italia vivono molte donne che l'hanno subita e molte bambine rischiano ogni anno di diventarne nuove vittime. Ma di cosa si tratta esattamente e quali sono i motivi che giustificano una tale vergogna?

Infibulazione. Una parola che avrete già sentito ma che – fino a qualche tempo fa – sembrava confinata a un mondo così lontano dal nostro da non suscitare particolare interesse. Oggi non è più così.
L’immigrazione, infatti, ha portato con sé anche questa terribile pratica e  in Italia e negli altri Paesi europei è diventata una vera emergenza sanitaria e non solo. Ma cos’è l’infibulazione e perché viene praticata? In questo articolo cerchiamo di fare chiarezza e sfatare qualche falso mito, come quello che vuole questa pratica legata esclusivamente al mondo islamico.

1. Infibulazione: cos’è e come viene eseguita

L’infibulazione è una (non l’unica) mutilazione genitale femminile a cui sono sottoposte milioni di donne e bambine ogni anno nel mondo. In particolare, l’infibulazione (chiamata anche circoncisione faraonica o sudanese per via delle sue origini) consiste nell’asportazione (escissione, cioè tramite un taglio) del clitoride, delle piccole labbra, di parte delle grandi labbra vaginali, alla quale segue la cucitura della vulva.
Alla donna (o meglio, alla bambina, o addirittura, neonata) viene lasciato aperto solo un foro per la fuoriuscita dell’urina e del sangue mestruale. Questa “operazione” viene eseguita quasi sempre senza alcun rispetto di norme igieniche, senza anestesia e con strumenti rudimentali. In molti Paesi è diventata reato negli ultimi decenni e a livello mondiale è stata dichiarata una grave violazione dei diritti della donna e dell’infanzia.

2. Infibulazione, dove ha origine e dove si pratica?

28 paesi dell’Africa sub-sahariana. Questa è la vastissima zona di diffusione di questo abominio.  L’Organizzazione Mondiale stima numeri impressionanti: 130 milioni di donne mutilate e circa 3 milioni di bambine a rischio ogni anno.  La domanda sorge tristemente spontanea… perché?
L’infibulazione, come le altre mutilazioni genitali femminili diffuse nel mondo, sono pratiche legate alla tradizione. Non sono legate, invece, a particolari motivi religiosi come erroneamente si è portati a credere.L’infibulazione, inoltre, ha origine pre-islamica, in particolare, nell’antico Egitto. Non si salvano da questa “tradizione” neanche le zone occupate dai copti (ortodossi e cattolici) del Corno d’Africa, in Eritrea e in Etiopia (ad eccezione della provincia nord-occidentale del Gojjam). In Niger, il 55% delle donne e delle ragazze cristiane è infibulata.
Insomma, l’infibulazione non è tanto “figlia” della religione quanto dell’ignoranza .

3. Le false credenze dietro questa terribile e dolorosissima mutilazione

Le false credenze che supportano questa terribile mutilazione sono diverse ma tutte girano intorno al controllo della donna, del suo corpo, della sua sessualità. Si tratta, in particolare, di una garanzia di verginità e di fedeltà al marito.
In molte società africane è un prerequisito per la buona conclusione del contratto di matrimonio. Se da un lato elimina drasticamente la possibilità per la donna di provare piacere nel rapporto sessuale, dall’altro dovrebbe, invece, aumentare il piacere maschile. Non solo, in molte culture si crede che l’infibulazione accresca la fertilità e metta al riparo la donna da malattie.
Inutile dire che questa pratica non solo non fa bene alla salute, ma spesso è causa di morte nel momento stesso della sua esecuzione, durante il parto e, quando non uccide la donna, causa comunque danni gravissimi e irreparabili.

4. Infibulazione, bambine a rischio anche in Italia

L’infibulazione comporta terribili conseguenze e danni sia sull’integrità fisica che su quella psichica della donna. I rapporti sessuali diventano estremamente dolorosi e difficoltosi, spesso insorgono cistiti, ritenzione urinaria e infezioni vaginali.
Gravi danni si hanno anche al momento del parto perché il bambino deve attraversare la massa di tessuto cicatriziale conseguenza della mutilazione. Non solo, è frequente la rottura dell’utero durante il parto, con conseguente morte sia della madre che del bambino.
Anche in Italia vivono molte donne che hanno subito la mutilazione degli organi femminili e molte bambine sono a rischio. Negli ultimi anni il Ministero della Salute ha attuato campagne di prevenzione e formazione sul tema sia per gli stranieri che provengono da paesi in cui l’infibulazione è praticata, sia per le strutture sanitarie che si trovano ad accogliere donne mutilate (spesso nel momento del parto), sia per gli insegnati della scuola dell’obbligo al fine di proteggere le bambine.
L’infibulazione è considerata un reato grave e i genitori che eseguono (o acconsentono a far eseguire) l’operazione perdono il diritto di essere tali.