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lunedì 8 ottobre 2018

Claude P. Dettloff: wait for me, daddy (aspettami papà).

Le fotografie che hanno fatto la storia
1 ottobre 1940, il reggimento canadese si prepara a partire per combattere nella seconda guerra mondiale. Un bambino, Warren Bernard, si libera allora dalla presa della madre e corre a salutare il padre che lascia il fucile e accoglie il figlio con un sorriso.

8 OTTOBRE 1967: LA CATTURA DI ERNESTO “CHE” GUEVARA.

Ernesto Guevara de la Serna , dopo aver combattuto in Congo, cercò di aprire un nuovo fronte rivoluzionario in America Latina, in Bolivia. Tuttavia l’impresa si rivelò più difficile del previsto. Il numero di guerriglieri non era superiore alle 50 unità ed il reclutamento tra la popolazione locale risultò assai complicato.

Nonostante tutto i ribelli mostrarono audacia e determinazione conseguendo un buon numero di successi iniziali negli scontri contro l’esercito boliviano. Ma grazie anche all’aiuto delle forze speciali statunitensi l’esercitò riuscì ben presto a capovolgere la situazione a proprio favore eliminando due gruppi guerriglieri ed uccidendo uno dei leader.
Da quel momento in poi la battaglia del “Che” risulterà sempre più in salita. Inoltre le sue condizioni di salute si aggravavano con attacchi d’asma sempre più forti e frequenti. Alla fine di settembre 1967, grazie a un informatore, le forze speciali boliviane localizzarono la base dei rivoluzionari. Il campo venne circondato l’8 di ottobre e dopo un breve conflitto a fuoco il "Che" venne catturato.
Ernesto "Che" Guevara verrà giustiziato e mutilato delle mani il 9 ottobre 1967 nella scuola del villaggio di La Higuera. Seppellito in un luogo segreto, sarà ritrovato solo alcuni anni dopo grazie ad antropologi argentini e cubani. Oggi riposa nel mausoleo di Santa Clara a Cuba.


Sono passati più di 100 anni dalla caduta di Costantinopoli, ma le forze ottomane non accennano a fermare la loro avanzata verso Ovest: i turchi stanno attaccando Cipro e giornalmente compiono incursioni di pirateria verso tutte le nazioni europee affacciate sul Mediterraneo.

Era tempo di intervenire. Il Papa radunò le principali potenze marittime in una alleanza, la Lega Santa. Fu poi consegnato lo stendardo, un Crocifisso tra gli apostoli Pietro e Paolo su sfondo rosso, a colui che avrebbe dovuto guidare la flotta: Don Giovanni d'Austria, figlio naturale dell'imperatore Carlo V d'Asburgo.

Don Giovanni mandò all'attacco le galeazze veneziane, vere e proprie fortezze marittime, che seminarono prontamente distruzione nello schieramento turco. Alì Pascià le evitò, tentando di accerchiare lo schieramento cristiano da una parte, e dall'altra mirando alla nave di Don Giovanni, per ucciderlo e demoralizzare così i suoi nemici. Quando le navi giunsero a tiro di cannone, i cristiani ammainarono tutte le loro bandiere e Don Giovanni innalzò lo stendardo di Lepanto con l'immagine del Crocifisso. Una croce venne levata su ogni galea e Giovanni, ordinando di dare fiato alle trombe, sulla piazza d'armi della sua galera con due cavalieri, si mise a ballare a vista di tutta l'armata una concitata danza, chiamata dagli Spagnoli "la gagliarda". A quel punto arrivò lo scontro: il genovese Gianandrea Doria evitò l'accerchiamento sulla destra cristiana allargandosi con una manovra che ancora oggi è molto dibattuta.
Lo scontro tuttavia si risolse al centro, quando Alì Pascià cadde nel tentativo di raggiungere Don Giovanni. La testa del turco fu issata sull'ammiraglia spagnola demolendo così il morale degli ottomani, che iniziarono a ritirarsi.


7 Ottobre 1571

L'unico vero Don Giovanni che conosco ballava davanti ai Turchi a Lepanto, prima di buttarcisi addosso a fallo durissimo. Il tutto fatto all'età di 24 anni.