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mercoledì 28 giugno 2017

l tempo senza età. La vecchiaia non esiste di Marc Augé “Invecchio, dunque vivo. Sono invecchiato, dunque sono”.

Tutti, se siamo fortunati, invecchiamo. Ma la vecchiaia è, come comunemente si suol dire, “una brutta bestia”, un “animale permaloso” che bisogna conoscere bene per non permettergli di aggredirci.
“Dimmi come invecchi e ti dirò chi sei stato”. Vero, ma per giudicare bisogna conoscere meglio l’essenza del tema.
Uno dei ruoli degli intellettuali come Augé – etnologo e scrittore reso celebre dalla teoria dei non-luoghi – è farci riflettere su ciò che tendiamo a ignorare o sottovalutare, metterci di fronte a quello specchio che anno dopo anno rifletterà un volto diverso, irriconoscibile, lontano dall’immagine che ognuno di noi mantiene dentro.
Una delle caratteristiche fondamentali della società occidentale degli ultimi decenni è la capacità, la volontà di rimozione di alcune categorie spazio-temporali. Le distanze geografiche quasi azzerate, ad esempio, negli spostamenti aerei fanno perdere il senso della lontananza anche culturale di paesi e popoli, così come la volontà di cancellare la vecchiaia, di rimuoverla nel pensiero comune costringe a fare i conti con il passare degli anni – se ci si arriva in salute - spesso all’improvviso (come un atterraggio imprevisto in una terra sconosciuta) e con imbarazzo, fastidio, dolore.
“Così gli anni scorrevano, lavorando e viaggiando, imparando, leggendo, collezionando e gustando. Una mattina del 1931 mi sono svegliato: avevo cinquant’anni”. Dimentichiamo che in questo testo c’erano già le premesse del suo suicidio e cogliamone il lato didascalico, che Augé raccoglie e rilancia traendo spunto anche da altre autobiografie illustri in cui la scrittura diventa lo strumento che permette all’autore di sostituire l’età con il tempo.

Rimandiamo la vecchiaia, cerchiamo di respingerla fermandola attraverso il corpo. “Se si vuole rimanere giovani si deve insegnare al corpo a dissimulare o mentire. Mentire a chi? Agli altri e a se stessi”.
Paradossalmente possiamo dire che sia vero pure il contrario.
Tutta la nostra esistenza è scandita dall’età e dai limiti che questa età impone, la società ci ricorda continuamente in quale punto dell’arco della vita siamo posizionati e, di conseguenza, il ruolo che svolgiamo; raggiunto il suo vertice diventa molto difficile affrontare la curva discendente. Le persone che ci stanno accanto ci mettono di fronte alla realtà in molti modi, ma “io sono davvero questi quaranta, cinquanta, sessant’anni o più attraverso i quali mi trovo condannato a definirmi?
 In un certo senso è così e sono gli altri, la società e le sue regole che lo decidono”.
Una frase colpisce particolarmente: la vecchiaia, quell’insondabile e nebuloso tempo senza età che emerge da questo saggio (che, in fondo, genera molte più domande che risposte), si riassume in “qualche vuoto di memoria che riveste i giorni passati di una strana inconsistenza, la consapevolezza dei vincoli esterni di qualunque natura che hanno pesato sulla nostra vita fino al punto di farci dubitare, a volte, che sia stata davvero la nostra e, infine, il presentimento che il nostro futuro non si coordinerà con il presente più di quanto quest’ultimo con il passato che l’ha preceduto ma gli sfugge”.
In sostanza: la vecchiaia non esiste e tutti muoiono giovani.

Recensione di Giulia Mozzato


martedì 27 giugno 2017

Ci sono persone che le parole non le trattengono. Non so se le hai mai conosciute. Sono quelle persone che se qualcosa non va, ti prendono, ti guardano dritto negli occhi e ti tengono lì fino a che non avete risolto. Lo fanno perché ci credono........Poi, un giorno, inaspettatamente, rimangono in silenzio. Non parlano più. E allora, chi le vede s’acquieta, pensa che finalmente ce l’ha fatta ad avere un po’ di silenzio. Non sa che persone così, quando cominciano a trattenere la parola, hanno semplicemente smesso di crederci.

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SEI LIBERO DI ANDARE

A pensarci bene, ci insegnano fin da piccoli che portare a termine le cose è un valore positivo. Ma un valore non è mai positivo in assoluto, dipende sempre dal soggetto. Per esempio, un bambino molto sovrappeso è meglio che il piatto non lo finisca.

NON PORTARE A TERMINE QUALCOSA PUÒ ESSERE PROPRIO QUELLO CHE DEVI FARE

Siccome i valori sono tutti relativi, dovremmo essere in grado di trovare dei casi in cui non portare a termine quello che si è iniziato sia la cosa giusta da fare.
È il caso di tutti gli investimenti distruttivi.

SEI LIBERO DI ANDARE.

È difficile, molto difficile. Ma ricorda che in qualsiasi momento sei libero di andare. La vita è una sola, ed è troppo breve per viverla nel rimpianto.
La nostra prigione sono le aspettative degli altri. Non solo della persona da cui vorresti allontanarti, ma anche di tutte quelle che vi circondano. Non si può contraddire gli altri senza fare fatica né senza soffrire almeno un pochino. Gli altri sanno essere molto cattivi quando l’idea che hanno di te non è confermata dal tuo comportamento.
Non importa. Quello che puoi ottenere ripartendo da zero è la tua libertà.