Ci sono assenze che diventano parte della vita come una seconda pelle, impercettibili e potenti, capaci di scolpire il tempo in un modo diverso. Quando chi si ama non c’è più, la vita stessa si trasforma in un dialogo sospeso, un racconto senza fine fatto di frammenti, ricordi e silenzi che parlano. È come se le cose di ogni giorno - un profumo nell’aria, il suono di una parola familiare, un gesto abituale - si riempissero della loro presenza, ricomparendo nei dettagli minimi e silenziosi che fanno da cornice alla quotidianità.
L’assenza, in fondo, non è mai solo vuoto: è un filo invisibile che lega e avvolge, un richiamo costante che insegna a cercare oltre ciò che si può toccare. E si impara a vedere e ascoltare in un modo nuovo, scoprendo che anche nell’invisibile c’è una forza, una guida, un affetto che non smette di esistere.
Emerge un senso di gratitudine, profondo e immutabile, per ogni frammento condiviso, per le parole che hanno lasciato un segno, per il calore che si è radicato nel cuore. Come un’eredità d’amore, si scopre che la loro impronta non svanisce, ma cresce insieme a noi, come radici che si fanno profonde e ci tengono saldi, anche quando il vento soffia forte.
Così, nel silenzio di chi non c’è, si trova ancora una guida. Ogni passo diventa un omaggio silenzioso, un atto di memoria che porta con sé ciò che è stato, e che continuerà a vivere in ogni scelta, in ogni atto di amore, in ogni speranza nutrita. Forse, è proprio in questo intreccio invisibile di presenza e assenza che la vita trova il suo respiro più vero.
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